Rapporto su eversione, anarchia insurrezionale e forme di antagonismo sociale

by Icsa | domenica, Lug 19, 2015 | 9785 views

Se il terrorismo Jihadista, nelle sue diverse manifestazioni ed articolazioni, è oggi “la minaccia” per eccellenza, il nostro Paese non può purtroppo ignorare altri fenomeni di terrorismo e di eversione, maturati invece all’interno della nostra società. Questo non solo per la doverosa memoria storica di stragi, omicidi, ferimenti, che hanno insanguinato per decenni l’Italia, ma anche perché le matrici di quegli accadimenti non sono del tutto scomparse e, come un fenomeno carsico, riaffiorano periodicamente, imponendo un’attenzione costante agli organismi preposti alla sicurezza, che del resto ben conoscono, per averli sempre contrastati con successo, questi fenomeni.

La Fondazione ICSA, nel solco di un consolidato indirizzo di analisi, si propone quindi di effettuare una ricognizione sui principali fermenti di questa natura che presentano, o che potrebbero presentare, sintomi di maggior pericolosità per la collettività e per le Istituzioni democratiche.

È innanzitutto opportuno effettuare una distinzione concettuale tra l’eversione e l’antagonismo. Quest’ultimo infatti si esprime in manifestazioni di contrapposizione, talvolta violenta, ma sempre palese, al potere costituito ed alle sue espressioni. L’eversione richiede invece un’organizzazione ed una progettualità concreta, rivolte ad abbattere il sistema esistente attraverso azioni diversificate: da quelle pubbliche di propaganda, di proselitismo e di contestazione, agli attentati esplosivi ed incendiari contro obiettivi materiali, sino alle azioni terroristiche vere e proprie contro le persone. Esemplificazione tipica di questa strategia furono, negli anni Settanta-Ottanta, le formazioni dell’Autonomia Operaia Organizzata che, attraverso una combinazione di azioni di piazza, di violenza diffusa e di più elevata lesività (definite rispettivamente destrutturazione e destabilizzazione), perseguivano l’obiettivo di disgregazione del Sistema. Il programma veniva infatti realizzato attraverso un doppio livello: il primo, pubblico, di teorizzazione e di manifestazioni di massa; il secondo clandestino e compartimentato per obiettivi e livello di scontro.

Diverso il modello organizzativo delle Brigate Rosse, totalmente clandestine nella struttura e rigidamente compartimentate, che si ponevano quale avanguardia armata del Partito, attraverso azioni che puntavano inizialmente a colpire la struttura direttiva delle grandi fabbriche, e quindi il cuore dello Stato nei suoi vertici politico-istituzionali. La risposta, seppur tardivamente compatta delle Istituzioni, e l’azione efficace delle Forze di Polizia, si tradussero per entrambe le organizzazioni in arresti, scissioni, ed infine dissociazioni e collaborazioni, frutto queste ultime della consapevolezza del fallimento storico e politico della progettata adesione di massa al percorso rivoluzionario.

Ciò nonostante, a cavallo degli anni Duemila, una costola del Partito Armato, i Nuclei Comunisti Combattenti, ridenominatisi Brigate Rosse per il PCC, ha tentato di ricostituire l’organizzazione, rendendosi autrice di azioni omicidiarie nel settore cruciale del giuslavorismo (omicidi D’Antona e Biagi), ma venendo ancora una volta individuata e neutralizzata dall’azione delle Forze di Polizia. La pur limitata recrudescenza del fenomeno brigatista, che non è riuscito a raccogliere consensi ed a reclutare nuovi adepti, impone comunque agli organismi specializzati di polizia ed all’intelligence un’attenzione particolare a questa matrice, che ha dimostrato di sapersi rigenerare anche quando sembrava completamente sconfitta.

Il panorama attuale vede la presenza sul territorio di numerosi centri sociali di matrice marxista-leninista, impegnati nelle tradizionali tematiche della casa, del lavoro, del territorio, dell’antifascismo, su cui si innestano di volta in volta iniziative rivolte a coagulare più ampi consensi. L’attivismo di questi centri non di rado si è sposato con quello delle aggregazioni anarco-insurrezionaliste, dando vita a gravi violenze contro le cose e le persone. Esemplificativi i disordini provocati nel corso delle manifestazioni a Roma del 14 dicembre 2010 e 15 ottobre 2011, ove centinaia di giovani mascherati di entrambe le estrazioni, hanno aggredito con estrema violenza le forze di polizia impegnate a tutelare l’ordine pubblico, oppure i ripetuti disordini nella Val di Susa, connotati sia da azioni di intimidazione e di violenza diffusa, sia da veri e propri attentati. Per alcuni dei protagonisti di questi ultimi episodi, l’Autorità Giudiziaria di Torino aveva contestato anche il reato di associazione con finalità di terrorismo, ipotesi tuttavia non confermata in sede di Giudizio. Ma prescindendo dai diversificati orientamenti della giurisprudenza, riteniamo sia corretto distinguere i disordini di piazza, che pur possono tradursi in gravi reati (basti pensare alle devastazioni ed ai saccheggi), dalle progettualità di destabilizzazione delle Istituzioni. I primi vanno affrontati con gli strumenti di tutela dell’ordine pubblico e della repressione penale degli specifici reati; le seconde con un’analisi accurata della loro effettiva origine, consistenza e pericolosità, prima ancora di ogni intervento repressivo. Rischieremmo diversamente di confondere antagonismo ed eversione, e di accreditare alle frange realmente eversive un rilievo ed un consenso di massa che mai sono riuscite ad ottenere, pur ricercando ovviamente di reclutare nuovi adepti all’interno del “movimento”.

 

 

L’ATTIVITA’ DEI GRUPPI DI ESTREMA DESTRA

Lo stragismo di destra degli anni Sessanta-Ottanta mirava, con attentati di cui chiunque poteva rimanere vittima, all’insicurezza generalizzata della collettività, allo scopo di destabilizzare per stabilizzare, e cioè di provocare reazioni di tipo autoritario ed antidemocratico. Si trattava di componenti, quali Avanguardia Nazionale, Ordine Nuovo, Ordine Nero, NAR, carenti di produzione teorica, ma estremamente pericolose per la prassi di terrorismo indiscriminato, di cui sono rimasti spesso nebulosi i livelli organizzativi più elevati, anche se una chiave di lettura logica e storica può essere ricercata andando oltre le risultanze processuali. Ne costituisce un’esemplificazione la strage alla stazione ferroviaria di Bologna del 2 agosto 1980, con ogni probabilità collegata a quella del velivolo Itavia sulla tratta Bologna-Palermo del giugno precedente. Due attentati di enorme impatto che, contestualmente, colpivano il sistema dei trasporti nazionale ed il cuore storico della sinistra italiana. Indagini e processi scollegati e, soprattutto, tesi precostituite su matrici ed autori, non hanno certo giovato alla ricerca della verità, verosimilmente ancora più grave di quelle accertate, vale a dire l’attuazione di un disegno complessivo di destabilizzazione dell’assetto politico-istituzionale dell’epoca.

Alcuni epigoni di quella stagione sono peraltro ancora attivi all’interno dei gruppi dell’estrema destra, come hanno evidenziato numerose indagini, che hanno perseguito soprattutto episodi di violenza xenofoba ed antisemita, ma anche più gravi progettualità. Mentre gli esponenti di vertice di Militia sono stati recentemente condannati dal tribunale di Roma per associazione per delinquere e vari reati ai danni della comunità ebraica della Capitale, un gruppo denominatosi Avanguardia Ordinovista progettava attentati contro esponenti istituzionali e rapine per autofinanziamento, impediti solo dal tempestivo intervento del ROS dei Carabinieri e della Magistratura dell’Aquila nel dicembre 2014. Anche sul fronte della violenza collegata alla tifoseria calcistica, le indagini ed i provvedimenti della Magistratura, hanno dimostrato come la guerriglia e le aggressioni alle forze di polizia verificatesi dopo la morte del tifoso laziale Gabriele Sandri dell’11 novembre 2007 fossero frutto di un’organizzazione e di un’accurata pianificazione da parte di gruppi dell’estrema destra. Ed infatti molti dei responsabili, condannati in via definitiva nel 2012 dalla S. Corte di Cassazione, erano militanti di Forza Nuova della Capitale, già indagati dal ROS dei Carabinieri e dalla Polizia di Stato, quali autori di aggressioni ai danni di avversari politici.

La destra radicale evidenzia inoltre una marcata proiezione internazionale, che si concretizza in una serie di contatti con omologhe formazioni di diversi Paesi europei, soprattutto dell’Est, finalizzati alla costituzione di un fronte identitario continentale in grado di rappresentare, sotto l’egida russa, un contraltare all’imperialismo economico-militare statunitense. Alcune componenti, più strutturate, hanno infine cercato un riconoscimento politico-istituzionale (sinora mancato in termini elettorali), indirizzando l’attività pubblica su tematiche sociali da sempre privilegiate dall’antagonismo di sinistra, con cui si sono conseguentemente scontrate.

ANTAGONISMO ED EVERSIONE DI MATRICE MARXISTA-LENINISTA

Passando ad un esame più dettagliato della situazione attuale, le formazioni d’ispirazione marxista-leninista-maoista non evidenziano una consistente attività operativa. Si rilevano alcuni tentativi di riproporre temi relativi alla lotta di classe, facendo leva sulla perdurante crisi economica e sulle politiche governative. La diffusa percezione di un difetto di rappresentanza politica degli interessi del mondo del lavoro e la valutazione di inadeguatezza ed inefficacia delle organizzazioni sindacali sono i temi più ricorrenti nelle attività di propaganda.

Nei giorni 12, 13 e 14 settembre 2014, a Cervarese Santa Croce (PD), si è svolta la Seconda edizione della Festa di RadiAzione, cui hanno partecipato militanti marxisti-leninisti, ex detenuti aderenti al Partito Comunista Politico-Militare PCP-M, anarchici veneti e attivisti d’area provenienti da altre regioni. L’iniziativa è stata occasione di confronto tra le diverse realtà dell’antagonismo di classe ed il dibattito ha toccato aspetti relativi al contrasto ai sistemi di controllo e repressione, l’attività di controinformazione e propaganda via Internet. nonché questioni socio-politiche internazionali ed interne.

Il volantino propagandistico denominato “Il Sol dell’avvenire – Foglio periodico rivoluzionario” costituisce il più rilevante prodotto di elaborazione ideologica dell’area. Si segnalano:

  1. “n. 0 settembre 2014”, rinvenuto il 10 settembre 2014 presso lo stabilimento “Fiat Chrysler Automobiles FCA”, di Mirafiori;
  2. “n. 1 ottobre 2014”, acquisito dalla pagina facebook del sodalizio Riscossa Proletaria per il Comunismo;
  3. “n. 2 novembre 2014”, diffuso sulla pagina facebook del sodalizio Riscossa Proletaria per il Comunismo.

Il numero 0 riporta nella prima pagina un estratto del “Programma militare della rivoluzione proletaria” di Lenin, in cui si sostiene che «una classe oppressa che non cercasse di imparare a maneggiare le armi, meriterebbe di essere trattata da schiava (…) la nostra parola d’ordine deve essere: armare il proletariato per vincere, espropriare e disarmare la borghesia …»

Gli autori del documento:

  • invitano a sviluppare analisi, spunti e riflessioni sulla crisi generale del sistema capitalistico e su quella del movimento comunista italiano, che «devono servire ai comunisti rivoluzionari per riprendere nelle loro mani il bandolo del filo rosso che, per una causa o per un’altra, ci era scivolato dalle dita …»;
  • evidenziano la necessità di «intervenire soggettivamente, tempestivamente e guidati da una giusta concezione della situazione e dei suoi possibili sviluppi», per non lasciare «spazio alla reazione». In tale contesto, un «dibattito costruttivo tra le varie componenti è una premessa fondamentale per l’unità»;
  • rievocano le progettualità delle “organizzazioni comuniste combattenti, in primo luogo le Brigate Rosse” che «hanno condotto un processo che pure ha visto una vasta partecipazione – in diversa misura e forma – di operai, lavoratori, studenti ed elementi delle masse popolari alla lotta contro i padroni, il loro Stato e le loro strutture repressive»;
  • evidenziano la necessità di affrontare la “questione centrale”, considerata un aspetto cruciale della ricostruzione del partito comunista e della crisi di quelle organizzazioni combattenti. In particolare, ritengono «la questione del partito e cioè dell’organizzazione della classe operaia e del proletariato (…) una questione strategica di massima importanza»;
  • concludono sostenendo come, insieme al tema della costruzione dell’organizzazione comunista, debba essere affrontata anche «la questione militare, la questione della violenza politica che così agevolmente la borghesia, tramite i loro sgherri, pratica nelle strade e nelle piazze delle nostre città», affermando che per «condurre vittoriosamente la lotta politica rivoluzionaria e abbattere lo stato di cose presente» l’argomento militare e quello politico devono essere considerati «strettamente connessi».

La pubblicazione lascia emergere un tentativo di riavviare il dibattito sulla costruzione di un’organizzazione comunista armata, nella prospettiva di riunire la «miriade di organismi e gruppi che si dichiarano comunisti» intorno ad un progetto comune di rivoluzione proletaria. Evidenzia inoltre come la discussione sul ruolo politico del partito debba estendersi anche alla funzione militare che sarebbe di fondamentale importanza per la lotta rivoluzionaria.

Il numero 1 della pubblicazione ribadisce la necessità della costruzione del Partito rivoluzionario quale organo di direzione dello scontro armato per la conquista del potere da parte della classe operaia e delle masse. Il procedere della crisi del sistema capitalista e la progressiva perdita di tutele sociali e dei diritti dei lavoratori spingerebbe le masse verso maggiori livelli di protesta. Tali tendenze verrebbero contenute da una sempre maggiore militarizzazione della società da parte dello Stato/sistema, in un’ottica di “guerra” della borghesia contro le masse. Il Partito avrebbe pertanto un ruolo strategico nel raccogliere le forze, prepararle e dirigerle nell’«attacco, anche militare», quale occasione storica per un ribaltamento dei rapporti di forza a favore del campo rivoluzionario. Ancora in riferimento alla centralità del Partito e all’organizzazione della classe operaia e delle lotte, vengono ripresi articoli stampa relativi all’occupazioni di fabbriche verificatesi nel periodo 1920-1921 e risalenti a tale epoca, con lo scopo di valorizzare quell’esperienza di lotta il cui successo viene ricondotto, tra l’altro, all’efficace ruolo di direzione da parte di dirigenti comunisti, che portò alla fondazione, nel 1921, del Partito Comunista Italiano.

Il numero 2 propone un parallelismo tra un brano di Antonio Gramsci, estrapolato dal periodico “L’ordine nuovo” del 15 luglio 1921, e l’attuale contesto politico sociale, connotato da «… un Presidente del Consiglio dei Ministri non eletto dal popolo, al pari di Mussolini» che «mette mani alla Costituzione nata dalla Resistenza antifascista e allo statuto dei lavoratori». Traspare l’intento di rilanciare le posizioni espresse da Lenin, secondo il quale «per abbattere la borghesia sarebbe necessario abbattere prima i suoi servi», ovvero «politici, forze dell’ordine ed il nuovo squadrismo crescente».

Anche se nella fase attuale non si registrano segnali di una ripresa di attività connesse a forme riorganizzative di matrice marxista-leninista-maoista, è verosimile ritenere che sulle questioni trattate dalle pubblicazioni esaminate possa riproporsi, tra i militanti d’area, un confronto sulle tematiche “rivoluzionarie”che prevedono il ricorso alla lotta armata.

Interventi propagandistici a favore della lotta armata vengono divulgati anche da organismi internazionali attivi nella solidarietà ai “prigionieri politici”, come il circuito SRI/Soccorso Rosso Internazionale, che ha più volte ospitato comunicati degli esponenti (molti dei quali ritornati in libertà) del PC P-M/Partito Comunista Politico Militare, gruppo erede di una corrente minoritaria delle Br storiche, dotato di armi e di concrete progettualità eversive, smantellato nel 2007 dalle indagini della Polizia di Stato. Il “carcerario” rimane infatti una delle tematiche maggiormente capaci di aggregare le diverse componenti dell’antagonismo, in chiave più marcatamente eversiva.

Le attività di controinformazione sono incentrate sull’asserito ruolo di controrivoluzione preventiva svolto dalla Magistratura, la cui attività mirerebbe ad annientare, sin dal primo manifestarsi, ogni espressione di lotta o di protesta che si contrappone alle politiche dell’Esecutivo. In tale quadro viene osteggiato il ricorso ai reati associativi, all’applicazione di misure cautelari particolarmente afflittive con l’aggravante della «finalità per terrorismo» a sanzioni amministrative pecuniarie molto elevate nei confronti dei contestatori. Si evidenzia un progressivo interesse alle tematiche repressione-carcerario anche da parte dei movimenti attivi nella difesa del territorio e dei beni comuni, nel cui ambito le espressioni radicali rappresentano una minoranza.

IL FRONTE ANTAGONISTA E CONTESTATARIO

 

L’attuale molteplicità di tematiche suscettibili di divenire oggetto di rivendicazione, favorisce il proliferare di molteplici iniziative di contestazione, molte delle quali vedono una crescente partecipazione di cittadini non schierati politicamente che, esasperati dalle problematiche economiche e sociali, cercano nella piazza un modo per sopperire ad un asserito difetto di rappresentanza politico-sindacale.

La progressiva estensione del fronte della protesta (c.d. fronte del No) si è diffusa anche a livello locale, ove rivendicazioni di carattere ambientalista, lavorativo o sociale si ispirano ai movimenti di portata nazionale (primo tra tutti il No Tav), cercando di mutuarne espressioni e modalità operative.

Comitati, reti e movimenti, spesso non schierati politicamente, o comunque non caratterizzati da ideologie radicali e particolarmente impegnati nella difesa del territorio, dell’ambiente, del diritto al lavoro ed alla casa, della scuola pubblica, del welfare e dei beni comunipubblici, evidenziano un crescente coordinamento. L’ampiezza delle tematiche e la particolare sensibilità rilevata in ampi settori sociali rendono possibile il pericolo di infiltrazioni del radicalismo antagonista interessate a strumentalizzare i vari momenti contestativi, elevandone la conflittualità con le Istituzioni.

Le politiche economiche adottate dall’esecutivo continuano a rappresentare il settore di intervento privilegiato delle componenti antagoniste impegnate nei settori del precariato, della difesa del diritto alla casa e dello stato sociale. La protesta si inserisce in un ambito più generale della lotta alle politiche dell’Unione Europea, da tempo oggetto di azioni contestative, anche a livello internazionale, susseguitesi con sempre maggiori adesione e coordinamento tra le realtà attive nei singoli Paesi. Il semestre italiano di presidenza dell’Unione Europea ha rappresentato il palcoscenico ideale per intensificare le iniziative, in particolare nei confronti del Governo, alla ricerca di una maggiore risonanza mediatica, favorita dalla maggiore esposizione internazionale dell’Italia.

Tra le manifestazioni più significative, si collocano:

  • la tre giorni, denominata Strike Meeting, svoltasi dal 12 al 14 settembre 2014, a Roma, a cui hanno preso parte significative realtà del sindacalismo di base e conflittuale, nonché dell’antagonismo nazionale ed europeo;
  • il controvertice, promosso dalla Rete Sociale contro la BCE, svoltosi il 2 ottobre 2014, a Capodimonte (NA), in occasione della riunione del “Consiglio Direttivo delle Banche Centrali Europee”;
  • il controvertice, programmato dal Movimento No Muos, dal 2 al 4 ottobre 2014, in occasione del “Joint Seminar NATO-Mediterranean and middle east special group and sub-committee on democratic governance”, a Catania;
  • la “Giornata di mobilitazione nazionale contro le privatizzazioni e l’attacco allo stato sociale”, del 4 ottobre 2014, nel cui ambito sono state programmate, a Parma, una manifestazione itinerante contro le misure economiche imposte dall’Unione Europea e, a Napoli, un convegno sul tema delle privatizzazioni organizzato dai promotori del “Controsemestre popolare e di lotta”;
  • la “Giornata di protesta contro politiche antisociali, precarizzazione e privatizzazioni imposte dall’UE”, svoltasi l’8 ottobre 2014, a Milano, nel quadro del “Controsemestre Popolare e di lotta”, in occasione del “Vertice europeo sulla crescita economica e l’occupazione”;
  • le “Azioni di guerriglia tag”, svoltesi a Pisa dal 9 al 12 ottobre 2014, finalizzate a bloccare la rete con attacchi Denial of Service-DoS, in occasione dell’Internet Festival;
  • le “Giornate di conflitto”, svoltesi a Milano l’11 ed il 12 ottobre 2014, promosse dalle componenti dell’antagonismo lombardo riunite nella rete Attitudine NoExpo, per chiamare alla “battaglia politica contro Expo2015” le varie realtà di movimento del contesto nazionale;
  • la “Settimana di lotta per la casa a livello europeo”, svoltasi dal 13 al 19 ottobre 2014;
  • lo Sciopero nazionale dei lavoratori della logistica, svoltosi il 16 ottobre 2014 in varie località ed articolatosi con blocchi ed occupazioni nelle aree di carico e scarico delle merci. Nel medesimo contesto, circa 250 manifestanti riconducibili al sindacalismo di base e all’area autonoma si sono radunati nei pressi del “Centro Agro Alimentare Torino CAAT” di Grugliasco con il fine di attuare blocchi stradali, per impedire l’accesso di camion all’interno della menzionata struttura commerciale;
  • le iniziative di protesta contro le politiche economiche neoliberiste ed il Jobs Act, indette dall’area antagonista, il 17 e 18 ottobre 2014, a Torino in concomitanza con il vertice europeo dei Ministri del Lavoro, impegnati nella conferenza sul tema “Carta Sociale Europea”. In particolare, il 17 ottobre 2014, si è svolta una manifestazione regionale indetta dal sindacato Fiom-Cgil, contro il pacchetto di riforme delle politiche del lavoro denominato Jobs Act;
  • manifestazione di protesta organizzata a Bologna, il 18 ottobre 2014, da attivisti dei centri sociali e dei movimenti studenteschi in concomitanza con lo svolgimento della lectio magistralis tenuta presso l’Aula Magna “Santa Lucia” dell’Università dal governatore della “Banca d’Italia” prof. Ignazio Visco in occasione del 60° anniversario della fondazione della casa editrice Il Mulino;
  • la “Giornata di azioni dislocate”svoltasi il 7 novembre 2014, con proteste, su tutto il territorio nazionale, contro gli enti pubblici e privati che aderiscono al progetto-programma europeo per l’occupazione giovanile denominato “Youth Guarantee”;
  • la “Mobilitazione europea dei migranti e rifugiati”, svoltasi dal 13 al 16 novembre 2014, nell’ambito della quale sono stati trattati argomenti inerenti l’immigrazione, il diritto di asilo e l’asserita ritenuta militarizzazione, da parte dell’Unione Europea, nella gestione dei flussi migratori;
  • lo “Sciopero sociale metropolitano”, programmato per il 14 novembre 2014, in adesione alla “Giornata europea di mobilitazione”.

Sebbene i temi di rivendicazione abbiano favorito l’avvio di momenti di sintesi e di coordinamento tra le diverse anime del fronte contestatario, permangono divergenze e tentativi dei singoli settori di egemonizzare le strategie complessive. Allo stato è possibile individuare due raggruppamenti:

  • uno prevalentemente caratterizzato da un’impostazione movimentista, nel quale possono essere ricondotti le realtà rappresentative del movimento Abitare nella crisi, dei Centri sociali del Nord-Est, dell’area di Autonomia-Contropotere, del sindacalismo di base ed altre realtà minori. Tale settore pone al centro del suo attivismo tematiche riguardanti vasti strati sociali del precariato, ricercando consensi finalizzati allo sviluppo di una conflittualità di piazza;
  • l’altro, prevalentemente connotato da un’impostazione più ideologica di tipo ortodossa-radicale, composto da formazioni e gruppi che ritengono centrali le questioni riferite al mondo del lavoro.

Nel settore movimentista la rete Abitare nella Crisi continua a rivestire un ruolo trainante nonostante alcune difficoltà riconducibili, da un lato, alle operazioni di contrasto che hanno colpito esponenti di rilievo dell’area romana, e, dall’altro, alcuni provvedimenti di legge diretti al contrasto delle occupazioni di stabili, che determinano una rimodulazione delle iniziative di lotta. Oltre alle tematiche relative al diritto alla casa, alla riforma del mercato del lavoro, all’accesso al reddito e a difesa dei diritti per le fasce più disagiate, tra cui anche gli immigrati, considerati parte integrante del sottoproletariato urbano, l’area antagonista continua ad individuare la lotta contro le Grandi Opere quale ulteriore elemento catalizzatore, attraverso il quale coinvolgere e unificare le molteplici vertenze diffuse sul territorio, per incanalarle nella più complessiva contestazione del sistema-Stato.

Nell’altro settore, in cui risulta più in evidenza il movimento Ross@,, le componenti antagoniste hanno profuso un impegno particolare nella campagna di mobilitazione denominata Controsemestre Popolare e di lotta, in contrapposizione al semestre italiano di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, incentrando l’attivismo contestativo contro le istituzioni comunitarie, le relative politiche di austerity, accusate di essere causa produrre precarietà e sfruttamento, nonché contro la politica filo-europeista del nostro Esecutivo.

A margine del movimento antagonista e in significativa contiguità con alcune realtà d’area si collocano alcuni gruppi studenteschi, che nel costante impegno sui temi di specifico interesse, mira a rinsaldare anche i contatti con le componenti del movimento anticrisi, nella considerazione che i provvedimenti legislativi in materia di riforma del mondo della scuola vengono considerati strumentali ad interessi di mercato.

Gli episodi di conflittualità tra opposte fazioni rimangono a livelli di pericolosità e violenza non particolarmente elevati, anche se l’antifascismo militante incentrato prevalentemente sull’antirazzismo, la difesa degli immigranti e delle identità sessuali, ha trovato un rinnovato impulso alla luce del dibattito sul tema dell’immigrazione, delle politiche europee di controllo delle frontiere e gestione dei flussi che hanno visto crescere la mobilitazione da parte delle destre.

Sul piano internazionale prosegue la tradizionale mobilitazione a sostegno della causa palestinese. In tale quadro il perdurare della crisi israelo-palestinese ha conferito rinnovato slancio alla campagna BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) diretta a contrastare sia la vendita di prodotti israeliani, sia il coinvolgimento di aziende italiane in attività imprenditoriali in Israele.

Il movimento No Tav, costituito nella prima fase prevalentemente da appartenenti alle comunità valsusine contrarie alla realizzazione della struttura, è stato protagonista di un processo evolutivo che ha fatto progressivamente registrare l’inserimento di componenti radicali di diversa matrice ideologica che hanno individuato nella protesta un “laboratorio” ideale ove sperimentare metodi di lotta e pratiche di guerriglia. È sovente accaduto che le iniziative delle componenti pacifiche e moderate del movimento siano state infiltrate dalle espressioni più violente dell’antagonismo, da gruppi di estrazione marxista-leninista e, soprattutto, da frange anarco-insurrezionaliste.

La mobilitazione, inizialmente circoscritta a livello locale, si è in seguito estesa all’intero territorio nazionale, caricando l’esperienza di lotta di significati ulteriori rispetto a quelli di mera rivendicazione eco-ambientalista che hanno reso possibile l’esportazione di quel modello anche ad altri ambiti contestativi. Il modello No Tav ha riscosso ampi consensi pure in ambito internazionale e ad esso hanno guardato con particolare attenzione movimenti antagonisti non solo europei, ma anche di Paesi ove sono in atto contese politiche molto complesse e caratterizzate da livelli di scontro e violenza elevati.

Nel corso degli anni le azioni dirette contro i cantieri della Tav hanno evidenziato un andamento condizionato da fattori stagionali, con un evidente picco delle iniziative di lotta nei mesi estivi ed un sensibile calo nei restanti mesi dell’anno. Tale andamento è da porre in relazione con le particolarità climatiche ed orografiche del terreno della protesta, che condizionano nel tempo la scelta degli obiettivi, le modalità di azione e la partecipazione delle varie componenti del movimento. Nel periodo estivo del 2013, come negli anni precedenti, ed in particolare nei mesi di luglio ed agosto, si era registrato un incremento delle azioni in concomitanza con i campeggi No Tav organizzati nei pressi del cantiere cui hanno preso parte estremisti provenienti da tutta la penisola. L’ala moderata del movimento, nell’occasione, ha profuso un impegno notevole nel tentativo di impedire, con numerosi blocchi stradali, l’arrivo dei macchinari necessari alle operazioni di scavo nel cantiere.

Nello scenario attuale, nonostante la lotta No Tav continui a rappresentare in Italia il fronte più avanzato delle pratiche antagoniste, l’incremento delle attività di prevenzione ed investigative hanno prodotto un sensibile ridimensionamento delle azioni delittuose. Il successo conseguito dalle liste “No Tav” nelle elezioni amministrative del febbraio 2014 ha conferito maggiore centralità alle proposte della componente più legata alle comunità locali, marginalizzando al contempo le spinte più radicali. La percezione, da parte dei militanti anarchici, del fallimento del campeggio itinerante e delle altre mobilitazioni che si sono svolte nel secondo semestre dell’anno, durante le quali le manifestazioni di protesta si sono limitate ad azioni poco più che simboliche, ha provocato verosimilmente un cambiamento di strategia, con azioni autonome di particolare incisività, condotte anche in aree lontane dalla Val di Susa. Di tale strategia potrebbero essere indicatori gli episodi avvenuti in Toscana ed Emilia Romagna nel mese di dicembre 2014. Non sono mancati altri episodi volti a rallentare i lavori connessi al progetto della linea ferroviaria ed a causare nel contempo danni alle aziende impegnate nella realizzazione della Tav. Tali episodi, seppur eccentrici rispetto alle campagne di lotta condotte in Val di Susa, continuano a testimoniare l’attrazione ed il consenso che le tematiche di riferimento rappresentano per gruppi ed individui. In prospettiva, non si può escludere che l’arretramento delle componenti più oltranziste del fronte di contestazione No Tav possa essere funzionale a esigenze di riorganizzazione. In tale quadro appare significativo l’appello contenuto nella lettera anonima pervenuta l’11 agosto 2014 alla sede “Ansa”di Torino.

Nello scritto, dal titolo “In Val di Susa il movimento ha fallito”, viene criticata la strategia, ritenuta fallimentare, che sino ad ora ha caratterizzato la lotta del Movimento No Tav. Gli autori del documento invitano pertanto i militanti consapevoli e delusi da tale fallimento, ad unirsi a «noi e ai gruppi di azione armata», preannunciando un «settembre di lotta e di fuoco». Gli stessi, inoltre, precisano «Abbiamo continuato il nostro addestramento strategico e operativo e siamo pronti a colpire».

Le vicende relative alla Tav in Val di Susa sono suscettibili di riproporsi in diversi altri contesti, primo tra tutti quello relativo alla realizzazione del c.d. Terzo Valico (Terzo valico dei Giovi).

Anche in questo conteso, così come per la Tav Torino-Lione, l’avvio della fase esecutiva del progetto con l’installazione dei primi cantieri, ha prodotto la mobilitazione di gruppi antagonisti ed anarchici – taluni contigui alla corrente sociale dell’anarchia insurrezionale – interessati ad elevare il livello di conflitto e lo scontro con istituzioni, enti ed aziende impegnati nella realizzazione dell’opera, che tentano di coinvolgere le popolazioni locali nel frattempo organizzatesi in comitati nelle iniziative di protesta. La protesta, pur non raggiungendo livelli di criticità e di adesione analoghi a quelli registrati in Valle di Susa, ha richiesto, in alcune circostanze, l’intervento delle Forze di Polizia per il ristabilimento dell’ordine pubblico.

Anche nella protesta contro la realizzazione dell’EXPO 2015, così come per le altre mobilitazioni contro le grandi opere, si assiste ad una crescente mobilitazione di comitati civici, realtà dell’associazionismo ambientalista ed espressioni più marcatamente antagoniste, meno disposte a forme di mediazione e di compromesso con il potere, contro il quale intendono mantenere un rapporto di marcata conflittualità, adottando metodologie di lotta anche di tipo violento.

Sono inoltre sempre più frequenti momenti di “saldatura”con il fronte No Tav.

Le iniziative sono basate principalmente sulla controinformazione diretta a denunciare gli asseriti risvolti negativi riferiti agli ingenti costi, ai danni ambientali, nonché ai profitti ricavabili dai finanziatori senza alcun effettivo vantaggio per la popolazione. La necessaria realizzazione di infrastrutture funzionali al progetto centrale rappresentato dall’EXPO, costituisce ulteriore occasione per strumentalizzare la protesta nell’ambito della quale viene evidenziato come l’interessamento di ulteriori porzioni di territorio, rappresenti, di fatto, il moltiplicarsi dei danni e degli svantaggi per l’ambiente e le popolazioni, a fronte di maggiori ricavi per gli investitori.

L’attività di controinformazione del Comitato No Expo, cui aderiscono militanti dei centri sociali, pone in risalto anche questioni occupazionali, contrastando la posizione istituzionale secondo cui il progetto in esame costituisce un volano per l’economia ed una grande opportunità di impiego, ritenendo invece che i posti di lavoro previsti non garantiscano certezza contrattuale, ma siano basati su criteri di precarietà e sfruttamento. Oggetto delle iniziative di protesta, come già emerso in analoghe situazioni, sono non solo i cantieri, ma anche società, aziende, enti nonché persone ed istituzioni comunque impegnate od interessate alla realizzazione del progetto in esame, verso cui potrebbero essere dirette iniziative di lotta più incisive. La mobilitazione ha avuto quale obiettivo la prevista costruzione di canali in cemento armato per far defluire le acque dal sito dell’EXPO alla Darsena di Milano. Nella protesta si è evidenziato il Comitato No Canal con manifestazioni, presidi ed irruzioni nel cantiere per bloccare i lavori, nonché con un proprio progetto alternativo che prevede l’interramento, parzialmente accolto.

Anche il mondo studentesco ha inteso evidenziare la contrarietà all’EXPO: la rete Atenei In Rivolta è impegnata a contestare il protocollo d’intesa che prevede il contributo tecnico delle università milanesi alla realizzazione dell’opera.

Tra le iniziative di maggior rilievo si collocano le “Giornate di conflitto”, svoltesi a Milano l’11 ed il 12 ottobre 2014, promosse proprio dalla rete Attitudine NoExpo, per chiamare alla “battaglia politica contro Expo2015” le varie realtà di movimento del contesto nazionale.

La comunità “Anonymous Italia” ha sostenuto le mobilitazioni di piazza promosse dal circuito antagonista nazionale, affiancando ad esse azioni d’attacco digitale simultanee agli eventi contestativi. In tale ambito sono stati realizzati attacchi che hanno provocato il blocco di siti istituzionali selezionati sulla base delle campagne antagoniste emergenti.

Anche l’avvio, all’indomani degli attentati di Parigi del 7 gennaio 2015 dell’“operazione#OpCharlieHebdo Anonymous”, finalizzata a colpire i canali di diffusione di propaganda dei gruppi jihadisti risulta coerente con i professati principi di difesa della libertà di espressione contro ogni forma di censura.

Le compagini che hanno un’agenda ecologista o animalista possono essere distinte tra quelle di impostazione prettamente antagonista e quelle che denotano, sotto il profilo ideologico ed operativo, una forte caratterizzazione anarco-insurrezionalista. Molte iniziative di matrice ambientalista/ecologista spesso vengono collocate nell’ambito di mobilitazioni di più ampia portata, ove gli interessi non si limitano esclusivamente alla tutela dell’ambiente, ma si estendono anche, per esempio, alla lotta antimilitarista o agli interessi economici delle imprese multinazionali.

Non si sono tuttavia sinora evidenziate progettualità di particolare concludenza o pericolosità. Tali iniziative sono state infatti limitate e, come da prassi, finalizzate alla controinformazione o alla denuncia di persone fisiche e giuridiche attive in specifici settori di ricerca.

Non constano infine collegamenti con formazioni del terrorismo jihadista, analoghi a quelli realizzati in passato, quanto meno per le forniture di armi, con gruppi estremisti palestinesi.

 

 

L’ANARCHIA INSURREZIONALE

Il programma anarco-insurrezionalista è stato chiaramente tracciato, sin dagli anni Ottanta, dal leader storico, Alfredo Maria Bonanno, che teorizzava un’organizzazione informale dei militanti anarchici, volta ad ottenere la massima visibilità con azioni condotte da gruppi di affinità che praticano la lotta armata secondo criteri di semplicità, di azione diretta e di generalizzazione dell’attacco allo Stato ed alle rappresentazioni del capitale.

Con la pubblicazione dei periodici “Anarchismo” e “Provocazione”, Bonanno prendeva le distanze dalla F.A.I. (Federazione Anarchica Italiana) e dettava le linee ideologiche, politiche e operative dell’ala insurrezionalista, auspicando l’uso della violenza rivoluzionaria nel quadro di una strategia di attacco allo Stato. In effetti era proprio l’abbattimento dello Stato l’obiettivo primario dell’anarchico in parola che nel 1984 scriveva «Siamo per la distruzione dello Stato, ciò significa che siamo per la distruzione fisica (non verbale) di quelle istituzioni e di quelle persone che lo Stato rappresentano e realizzano. Siamo contro i poliziotti, contro i magistrati, contro i burocrati, contro i sindacalisti, contro i padroni. Non siamo soltanto contro il controllo poliziesco, contro la giustizia borghese, contro la tecnoburocrazia, contro il sindacalismo, contro il capitalismo; siamo proprio in forma concreta contro quelle persone e quelle cose che, nella realtà di tutti i giorni, quelle forme ideologiche realizzano, facendole diventare strumenti di repressione».

In funzione di tale obiettivo Bonanno, nel corso di vari interventi orali in occasione di incontri e negli scritti all’interno della rivista di settore “Anarchismo”, ha elaborato un progetto rivoluzionario che usciva fuori dagli schemi tradizionali sino a quel momento utilizzati dagli anarchici “federati” nella F.A.I “istituzionale”. Il nuovo modello strutturale propugnato dall’ideologo si fondava così su alcuni concetti essenziali quali: “gruppo di affinità”, “organizzazione informale”, “azione diretta”, “doppio livello: palese e occulto”, così come si desumeva in maniera chiarissima da alcuni suoi scritti chiave che costituiscono a tutt’oggi il “know how” dei militanti anarchici insurrezionali ed in particolare degli indagati, così come pienamente comprovato dalle attività investigative.

Gruppi di affinità ed organizzazione informale.

Nell’articolo “Affinità ed organizzazione informale”, già pubblicato nel numero 45 – marzo 1985 – di “Anarchismo”, Bonanno affrontava il tema dell’organizzazione anarchica illustrandone i presupposti: «Partiamo per prima cosa dalla considerazione che occorre stabilire dei contatti tra compagni per passare all’azione»; l’autore del brano affermava così l’importanza fondamentale dei collegamenti fra gli appartenenti a questa organizzazione ed aggiungeva che la base di incontro tra i compagni restava solo l’“affinità”: «Tra compagni anarchici esistono affinità e divergenze. Non sto parlando qui delle affinità di carattere o personali cioè di quegli aspetti del sentimento che spesso legano i compagni tra loro (l’amore in primo luogo, l’amicizia, la simpatia, etc.). Sto parlando di un approfondimento della conoscenza che si ha reciprocamente. Più questo approfondimento cresce, più l’affinità può diventare maggiore, in caso contrario le divergenze possono risultare talmente evidenti da rendere impossibile ogni azione comune. La soluzione resta quindi quella della sempre più profonda conoscenza comune, da svilupparsi attraverso un approfondimento dei diversi problemi sociali». Nella pubblicazione “La tensione Anarchica”, Bonanno si soffermava in merito all’inidoneità di alcune strutture di lotta degli anarchici e del modo in cui potevanocontrapporsi al potere parlando anche delle differenze tra l’anarchismo tradizionale e l’anarchismo insurrezionale, teorizzando come la “cellula base”di questa nuova organizzazione era rappresentata dal “gruppo di affinità”. Il testo della pubblicazione riprendeva integralmente la conferenza dal titolo “Anarchismo e democrazia”; in sostanza l’anarchico affermava: «Ecco perché noi sosteniamo la necessità della formazione di piccoli gruppi basati sul concetto di affinità, gruppi anche minuscoli i quali sono costituiti da pochi compagni che si conoscono, che approfondiscono questa conoscenza perché non ci può essere affinità se non ci si conosce. Ci si può riconoscere affini soltanto appunto approfondendo gli elementi che determinano le differenze, frequentandosi. […] Un piccolo gruppo costituito da compagni che si conoscono e che si identificano attraverso un’affinità, un piccolo gruppo che si riunisse soltanto per fare quattro chiacchiere la sera sarebbe un gruppo non di affinità ma un gruppo di simpatici solidali che riunendosi la sera possono parlare di qualunque cosa. Viceversa un gruppo che si riunisce per discutere, ma che discutendo si mette insieme per fare e che facendo contribuisce a sviluppare la discussione la quale portata avanti si trasforma in altre occasioni di fare, questo è il meccanismo del gruppo di affinità».

Fra i diversi “gruppi di affinità” che entreranno in contatto fra di loro si instaurerà poi un rapporto di natura “informale”: «Quale può essere poi il modo in cui i gruppi di affinità possono entrare in contatto con altri gruppi di affinità nei riguardi dei quali non è necessaria la conoscenza approfondita che è invece indispensabile all’interno del singolo gruppo? Questo contatto può essere assicurato dall’organizzazione informale». Sempre nell’articolo “Affinità ed organizzazione informale”, Bonanno citava testualmente: «Da quanto detto emerge, sia pure nebulosamente, una prima approssimazione del nostro modo di considerare l’organizzazione informale: un insieme di compagni legati da comune affinità, tanto più ampio sarà il ventaglio dei problemi che questi compagni affronteranno insieme, tanto maggiore sarà la loro affinità. Ne consegue che l’organizzazione reale, la capacità effettiva (e non fittizia) di agire insieme, cioè di trovarsi, studiare un approfondimento analitico e passare all’azione, è in relazione all’affinità raggiunta e non ha nulla a che vedere con le sigle, i programmi, le piattaforme, le bandiere ed i partiti più o meno camuffati. […] L’organizzazione informale anarchica è quindi una organizzazione specifica che si raccoglie attorno ad affinità comuni. […] Da ultimo c’è da dire che l’elemento che tiene insieme un’organizzazione informale di questo tipo è senz’altro l’affinità, ma il suo aspetto propulsivo è l’azione».

Emergeva, quindi, chiaramente che i due concetti “organizzazione informale” e “affinità” erano strettamente correlati tra loro: il primo denotava la comunanza e l’appartenenza ad un’organizzazione di tipo nuovo fondata sul secondo.

Il progetto eversivo, la lotta armata e l’azione diretta

Nell’articolo “Individuo, gruppo di affinità, insurrezione”, Bonanno si soffermava a spiegare da che cosa veniva caratterizzato il passaggio dal “gruppo di affinità” all’”organizzazione informale”, dando così il giusto rilievo all’importanza del “progetto”: «A me non sembra possibile fare il passo organizzativo più ampio basandoci su un elemento qualitativamente più scadente. Qual è allora l’elemento che potrebbe caratterizzare questo passaggio, che potrebbe portare l’individuo a quell’associazione che per lui potrebbe anche costituire un sacrificio, o comunque una restrizione, però ripagata col pregio di avere differenze più intense, orizzonti di azione più ampi? Qual è quest’elemento? Secondo me, questo elemento va cercato nell’aspetto progettuale. Grazie al progetto, quell’affinità che apparentemente prima sembrava più scadente, dal punto di vista qualitativo, più modesta, più circoscritta, viene rivalutata ad un livello qualitativo differente. Perché il progetto, per definizione, è elemento proiettato verso il futuro, verso una cosa che non c’è ancora, mentre l’affinità nella sua valutazione, è proiettata verso il passato. […] Quindi la progettualità trasforma il concetto di affinità e consente di vedere meglio il passaggio tra gruppo di affinità e organizzazione informale […] l’organizzazione non è una cosa, ma un processo in movimento, un disporsi di elementi propensi all’azione. Senza progetto di azione, l’organizzazione non ha motivo di esistere».

Sempre nel già richiamato volume dal titolo “Affinità e Organizzazione Informale” l’anarchico catanese, in conclusione, sintetizzava le scelte programmatiche dell’organizzazione anarchica insurrezionale: «Per quello che possiamo sapere riguardo l’attuale ristrutturazione capitalista a livello mondiale, non vediamo altro modo possibile per gli anarchici diverso dall’intervento immediato e distruttivo. Ecco perché siamo insurrezionalisti, ecco perché siamo contrari alle ideologie e alle chiacchiere, ecco perché siamo contrari ad ogni ideologia dell’anarchismo, ecco perché siamo contrari ad ogni chiacchiera sull’anarchismo, perché il tempo delle chiacchiere è finito, perché il nemico è esattamente fuori di questa grande sala, ed è sotto il naso di tutti».

Nell’articolo “Il dilemma della lotta armata”, già pubblicato nel n. 56 – marzo 1987 – di “Anarchismo”, si leggeva «Riteniamo primario oggi non il raccordo delle strutture armate ma la loro definitiva polverizzazione in tante iniziative, sempre più minute e dirette, da essere facilmente comprensibili e riproducibili». Questo pensiero trovava poi applicazione attraverso il concetto di “lotta armata”, proprio della realtà rivoluzionaria anarchica insurrezionale, che veniva espresso da Bonanno: «Il nostro concetto di “lotta armata” è quindi necessariamente diverso. Si basa sui principi della semplicità, dell’azione diretta, della riproducibilità, della polverizzazione, della generalizzazione dell’attacco. È un concetto che tiene conto della crescita numerica di piccoli fatti e non della crescita qualitativa di pochi grandi fatti».

Appariva quindi evidente che, oltre ad una vera e propria definizione “logistica” su come doveva essere strutturata l’area anarchica rivoluzionaria o insurrezionale, l’ideologo spiegava che la struttura non aveva senso senza che ci fosse un progetto rivoluzionario raggiungibile per via “rivoluzionaria ed insurrezionale” attraverso la lotta armata e l’azione diretta.

Il “doppio livello”

Bonanno, già nel 1986, dovendo affrontare le problematiche inerenti l’illegalità delle strutture da lui teorizzate e quindi le necessarie cautele dei suoi militanti nell’articolo “Considerazioni sull’illegalità”, illustrava il proprio pensiero sull’argomento, sottolineando la natura sostanzialmente e radicalmente illegale dell’anarchismo. Si trattava di un articolo di estrema importanza che faceva chiaramente luce sull’apparente contraddizione della contemporanea coesistenza di due livelli compenetranti all’interno della realtà rivoluzionaria anarchica insurrezionale: il primo “palese”, legato alle attività politico-antagoniste e rappresentato dall’area di dibattito all’interno dei centri sociali, intorno alle pubblicazioni ed ai convegni, ed il secondo “occulto”, capace di mimetizzarsi nel tessuto sociale e strutturato in modo tale da realizzare un programma indefinito di attività illegali.

La vocazione all’internazionalismo

Infine, a margine di quanto su indicato, occorre rappresentare come il movimento anarchico insurrezionalista, fin dai primi anni Novanta, avesse manifestato una spiccata propensione sovranazionale, in primo luogo attraverso le espressioni di solidarietà agli attivisti dei principali movimenti indipendentisti e naturalmente agli anarchici detenuti all’estero.

Sul tema Bonanno aveva modo di esprimersi scrivendo: «Pensare a una serie di rapporti stabili tra compagni nell’ambito del bacino del Mediterraneo, nucleo essenziale da cui partire verso una maggiore ampiezza futura, anche al di là degli iniziali limiti geografici è stato un sogno accarezzato per lunghi anni. Non un feticcio organizzativo qualsiasi, una sigla forte e altisonante, che come un manichino spaventapasseri tenesse lontano i malintenzionati repressori e attirasse le anime pure degli anarchici desiderosi di conoscersi […]».

Bonanno, in sostanza, propugnava un’organizzazione informale ed internazionale anarchica dai caratteri propriamente insurrezionalisti che non si limitasse allo scambio informativo, che pure rappresentava l’humus rivoluzionario, ma che passasse all’azione nell’ambito di un progetto, necessario, che rimaneva quello della “distruzione dell’ordine esistente”.

Occorre tenere conto che le teorie di Bonanno trovarono anche un riscontro in una specifica attività investigativa posta a carico dello stesso e di altri soggetti, tutti condannati per “Associazione sovversiva” e “Associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico” (artt. 270 e 270 bis C.P.) e “Banda armata” (art. 306 C.P.) perché «promuovevano, costituivano, organizzavano e comunque partecipavano ad una associazione diretta a sovvertire violentemente gli ordinamenti economici e sociali costituiti nello Stato, a compiere atti di violenza con fini di eversione dell’ordine democratico (quali atti di sabotaggio, attentati a cose e persone, sequestri di persona, rapine ed altro), costituitasi anche in banda armata (…) strutturata in modo composito e compartimentato, secondo lo schema eversivo del doppio livello (l’uno palese ed apparentemente legale, l’altro occulto e praticamente illegale) e secondo le connotazioni specifiche dell’ “Organizzazione Rivoluzionaria Anarchica Insurrezionale” (ORAI), teorizzata da Bonanno, e basata sulla costituzione di “gruppi di affinità”, di “nuclei di base” e di “coordinamenti”.

Tale imputazione, esclusa in primo grado e riconosciuta in grado di appello, è divenuta definitiva a seguito della sentenza il 20.4.2004 della Corte di Cassazione.

Questi criteri guida sono rimasti costanti negli anni, propagandati attraverso riviste e pubblicazioni, tra cui il notissimo manuale dell’anarchico esplosivista, ove sono contenute le istruzioni per realizzare una serie di ordigni rudimentali, come le buste esplosive ed incendiarie e le pentole a pressione, così ricorrenti da costituire una sorta di firma anarchica, ancor prima delle rivendicazioni formali.

Ciononostante, una delle difficoltà maggiormente avvertite per una risposta efficace alla diffusione e pericolosità degli attentati di matrice anarco-insurrezionalista, rimane proprio la contestazione del reato associativo, ed in particolare dell’articolo 270bis del nostro codice penale, che punisce promotori, finanziatori e partecipi di associazioni che si propongono il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico.

La progettualità ideativa e la pianificazione indispensabili per scatenare delle vere e proprie campagne terroristiche richiedono infatti, necessariamente, una direzione unitaria o, quanto meno, uno stretto coordinamento dei cosiddetti gruppi di affinità, come del resto teorizzato dallo stesso Bonanno. Basti pensare agli attentati cadenzati su specifici obiettivi, come la detenzione di Marco Camenish in Svizzera, oppure alle azioni contro le “Forze della repressione ed il carcerario”, per dedurre l’esistenza di una più ampia progettualità eversiva, cui sono funzionali le diverse articolazioni territoriali. L’esistenza di un livello sottostante a quello pubblico, è peraltro stata dimostrata da numerose indagini, grazie anche alla collaborazione di un militante anarchico che aveva direttamente partecipato a questa struttura clandestina, preposta già alla fine degli anni Ottanta, alle azioni terroristiche ed a quelle di autofinanziamento.

Certamente all’interno di questo solco ideologico è da inquadrare una serie di azioni che si verificavano tra il 1999 ed il 2003. Nel periodo storico in esame si rilevava infatti come alcuni militanti anarchici, abbracciando in toto il metodo proposto da Bonanno, si rendevano autori di attentati che, a differenza di quanto avvenuto in passato, ma anche dalle molteplici «azioni dirette» caratterizzate comunque da «spontaneismo» ed «individualismo» messe in atto sul territorio, agivano in maniera organizzata dando vita a vere e proprie “campagne”, aderendo cioè ad un «progetto rivoluzionario comune» caratterizzato anche dalla volontà di internazionalizzare l’azione, colpendo in quei Paesi ove la lotta anarchica era attuale ed ove avevano storicamente forti collegamenti. Quanto sopra era certamente desumibile:

  • dal modus operandi degli attentatori e dalla comune tecnica di costituzione degli ordigni;
  • dalla ricorrenza delle sigle utilizzate per rivendicare gli attentati nell’ambito di una stessa “campagna”, riscontro dell’esistenza di una struttura che, seppur in maniera embrionale, condivideva il progetto di lotta armata per sovvertire lo Stato;
  • dal richiamo, nelle rivendicazioni, alle sigle “sorelle” in modo da propagandare l’esistenza di una molteplicità di organizzazioni attive sul territorio.

In tale contesto spiccavano gli attentati rivendicati con le sigle (all. 1):

  • Solidarietà Internazionale”;
  • Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini Occasionalmente Spettacolare”;
  • Brigata XX luglio”e “Brigata 20 luglio”;
  • CCCCC-Cellule Contro il Capitale, le Carceri, i Carcerieri e le loro Celle”;
  • Cellule Armate per la Solidarietà Internazionale”.

Con la sigla “Solidarietà Internazionale” veniva avviata una campagna di “lotta alla repressione” in ambito internazionale che comprendeva la solidarietà agli anarchici greci e quelli al regime di detenzione speciale spagnolo “F.I.E.S.”, nonché contro la Chiesa Cattolica nel corso dell’anno Giubilare.

In occasione del Vertice G8 di Genova veniva attuata una serie di attentati dinamitardi a firma “Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (Occasionalmente Spettacolare)” che provocavano anche il serio ferimento di un militare dell’Arma dei Carabinieri. Dalla rivendicazione appariva palese come la “campagna”fosse finalizzata ad utilizzare l’evento sovranazionale per richiamare l’attenzione su svariate tematiche di interesse:

  • la “repressione”;
  • i regimi carcerari speciali per i detenuti politici;
  • lo sfruttamento della popolazione Mapuche da parte di Benetton;
  • alcune componenti dello stesso “movimento antagonista” accusate di confrontarsi con il potere.

Con la firma “Brigata 20 Luglio”, giorno in cui avvenivano gli scontri più duri tra manifestanti e Forze dell’Ordine, veniva attuata la “campagna” contro queste ultime, ritenute responsabili della repressione durante il Vertice G8 e della morte di Carlo Giuliani . Veniva quindi colpita prima la sede del Ministero dell’Interno e successivamente la Questura di Genova.

La duplice sigla ”CCCCC-Cellulle contro il Capitale, le Carceri, i Carcerieri e le loro Celle e Cellule Armate per la Solidarietà Internazionale”, veniva poi utilizzata per colpire gli interessi spagnoli, sia in territorio nazionale che nella penisola iberica, nel tentativo di incidere sul regime detentivo in cui versavano i detenuti anarchici in quel paese.

Nel 2003 veniva compiuto un ulteriore “salto di qualità”, dando vita cioè ad un nuova struttura, denominata “Federazione Anarchica Informale” che rappresentava la c.d. “organizzazione informale” («un’organizzazione informale ed internazionale anarchica dai caratteri propriamente insurrezionalisti … che passi all’azione nell’ambito di un progetto, necessario, che rimane quello della distruzione dell’ordine esistente»).

Nel dicembre 2003 a Bologna si registravano una serie di attentati che vedevano come obiettivo l’on. Romano Prodi, in qualità di Presidente della Commissione Europea, nonché altri rappresentanti politici della UE; in particolare:

  • il 12.2003, alle ore 22,15, a Bologna, in Strada Maggiore, poco distante dall’abitazione del Presidente della Commissione Europea On. Romano PRODI, all’interno di un cassonetto per l’immondizia, esplodeva un ordigno costituito da una pentola a pressione con all’interno una bombola di gas, del tipo da campeggio, e relativo timer. Lo scoppio determinava la distruzione ed il contestuale incendio del cassonetto. Mentre i Vigili del Fuoco procedevano allo spegnimento delle fiamme, nel cassonetto attiguo esplodeva un analogo ordigno.
  • il 12.2003, l’On. Romano Prodi, mentre si trovava all’interno della propria abitazione bolognese, apriva un pacco, indirizzato alla consorte, il quale, mediante un congegno a strappo, produceva una fiammata. Il Presidente della Commissione Europea rimaneva illeso mentre alcune suppellettili della stanza venivano danneggiate;
  • il 12.2003, si registrava l’invio di una lettera bomba al Presidente della Banca Centrale Europea, il francese Jean Claude Trichet, nonché l’invio di un plico esplosivo all’ufficio dell’Europol, l’Ufficio Europeo di Polizia con sede all’Aja, in Olanda.

Entrambi i plichi riportavano come mittente un indirizzo di Bologna.

Dalla lettura della rivendicazione dell’attentato avvenuto in Strada Maggiore a Bologna il 21.12.2003, si comprende come fosse in atto una campagna contro le strutture ed i rappresentanti dell’Unione Europea ad opera del nuovo sodalizio; infatti il documento di rivendicazione risultava costituito da due pagine :

  • la prima pagina, in parte dattiloscritta ed in parte redatta mediante normografo, dal titolo “Operazione Santa Claus”, conteneva aspre critiche contro la politica dell’Unione Europea a firma “Federazione Anarchica Informale”. La parte redatta mediante normografo era specificamente rivolta all’On. Romano Prodi: “2 pentole opportunamente distanziate e dotate di avviso per evitare fastidi agli innocenti in prossimità della tana di PRODI e famiglia perché il suino sappia che sta solo iniziando la manovra di avvicinamento a lui e ai suoi simili a presto, a firma “Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (occasionalmente spettacolare)”;
  • la seconda pagina del documento, intitolata “Chi siamo – lettera aperta al movimento anarchico ed antiautoritario”, sanciva la nascita del gruppo denominato “A.I. – Federazione Anarchica Informale”. Gli autori facevano intendere come, all’interno della nuova organizzazione informale, fossero confluite le diverse componenti: “Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (occasionalmente spettacolare)”, “Brigata 20 Luglio”, “Cellule contro il Capitale, il Carcere, i suoi Carcerieri e le sue Celle” e “Solidarietà Internazionale”.

Nel documento gli autori:

  • indicavano gli obiettivi, le strutture e le modalità operative dell’organizzazione che «pur mettendo in pratica la lotta armata rifiuta la concezione che si basa su monolitiche organizzazioni, strutturate in maniera “classica”: basi, regolari-irregolari, clandestinità colonne, quadri, strutture a nostro parere facilmente intaccabili dal potere» preferendo adattarsi ad una «forma federativa»;
  • affermavano esplicitamente «vogliamo la distruzione dello Stato e del capitale per vivere in un mondo in cui “domini” la libertà e l’autogestione … avversi a qualunque cancro marxista, sirena incantatrice, che incita alla liberazione degli oppressi ma in realtà macchina accentratrice che schiaccia la possibilità di una società liberata per sostituire un dominio all’altro». Spiegavano inoltre che la comunicazione e la comunione d’intenti «si baserà sul dibattito anonimo ed orizzontale» tra gruppi d’azione o singoli individui che si sostengono nell’azione;
  • definivano il “patto di mutuo appoggio” quale «motore della Federazione Anarchica Informale» e che lo stesso si incentrava su tre condizioni specifiche che divenivano vincolanti quando i «singoli/gruppi scelgono di divenire parte della Federazione»:
  1. solidarietà rivoluzionaria;
  2. campagne rivoluzionarie;
  3. comunicazione tra gruppi/singoli.

Il contenuto dell’articolato documento, ma soprattutto la frequenza ed il numero degli attentati rivendicati dalla Federazione Anarchica Informale in un arco di tempo così ampio (dal 2003 fino ad oggi) – a cui si doveva aggiungere: l’estrema somiglianza degli ordigni sul piano della tipologia costruttiva e dell’utilizzo dei materiali, il linguaggio utilizzato nelle rivendicazione e nei documenti diffusi dal sodalizio; le modalità di spedizione delle rivendicazioni e dei plichi esplosivi – consentivano di poterli effettivamente attribuire ad una stessa matrice. Appariva evidente che i militanti della Federazione Anarchica Informale, con il documento intitolato “Chi siamo – lettera aperta al movimento anarchico ed antiautoritario”, avessero inteso:

  • effettuare un’operazione mediatica approfittando dell’eco provocato dagli attentati e cercando di rendere pubblica la nascita del sodalizio terroristico, ma anche l’ideologia insurrezionalista;
  • comunicare con il circuito anarchico, diffondendo il concetto che quanto teorizzato da Bonanno era realizzabile in concreto, con la prospettiva ovviamente di trovare nuovi accoliti e coinvolgere gli altri militanti nel progetto eversivo;
  • accreditare una consistenza numerica superiore a quella effettiva;
  • rendere maggiormente difficoltose le attività investigative, tentando di apparire come un’aggregazione spontanea, alla quale avrebbero aderito più cellule autonome e responsabili di diverse “campagne” sul territorio nazionale.

Successivamente alla c.d. “Operazione Santa Claus”, i militanti della “Federazione Anarchica Informale” si sono resi responsabili di numerosi altri attentati, nonché della diffusione di ulteriori “documenti strategici” indirizzati sia all’opinione pubblica che all’uditorio prettamente anarchico, tutti comunque indicativi dell’esistenza di una struttura ben collaudata e stabile nel tempo. Nel periodo 2003-2013 sono state infatti registrate almeno 38 azioni, alcune delle quali di elevatissima lesività (all. 2).

Come accennato, l’attività prettamente “operativa”era integrata dalla diffusione di documenti teorici indirizzati in parte all’opinione pubblica, come il citato documento “Chi siamo – lettera aperta al movimento anarchico ed antiautoritario”, ma soprattutto al circuito anarchico di riferimento. In tale contesto si inquadravano:

  • il documento intitolato “Contributo per il dibattito al movimento anarchico ed antiautoritario”, siglato “FAI/Cooperativa Artigiana Fuoco E Affini”e diffuso nel 2005 dopo gli attentati verificatisi a Milano e Genova.
  • A differenza del documento “Chi siamo”, il “Contributo” si presentava come una risposta ad alcune critiche che erano state mosse al progetto rivoluzionario della F.A.I., accusato di eccessiva propensione verso la pratica militare e di ruotare attorno ad azioni “autoreferenziali e prive di progettualità”. Il “Contributo” mirava quindi a distinguere il progetto organizzativo della FAI informale da altri modelli di militanza, con i quali entrava in aperta polemica, primo fra tutti proprio quello della “Federazione Anarchica Italiana”.
  • il documento intitolato “Quattro anni”, datato “Dicembre 2006” ma diffuso il 2 febbraio 2007, alla redazione di Radio Black Out di Torino. I militanti della “Federazione Anarchica Informale, documentavano una riunione avvenuta dei gruppi fondatori della “FAI informale. I presenti al dibattito, con il consueto stile ironico e beffardo del movimento anarchico, si attribuivano i nomi di personaggi di Walt Disney: Paperino e Paperina, in rappresentanza di “Solidarietà Internazionale”, Pippo, Archimede Pitagorico, Nonna Papera, Qui, Quo e Qua, emissari di “Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (occasionalmente spettacolare)”, “Brigata 20 luglio”e “Cellule contro il Capitale, il Carcere, i suoi Carcerieri e le sue Celle”. L’elaborato evidenziava quasi in maniera autocelebrativa i passaggi salienti della vita della Federazione: le azioni dei gruppi originari, gli attentati delle componenti che si sarebbero aggiunte in seguito, la conservazione della piena operatività dei gruppi federati («in questi 4 anni nessun gruppo è stato individuato e distrutto dal nemici»), la validità delle campagne rivoluzionarie, a partire dalle iniziative di lotta in solidarietà con i militanti anarchici detenuti per proseguire con le iniziative contro il vertice G8, il sistema carcerario e la repressione.
  • Gli autori confermavano le finalità lesive degli attacchi multipli e coordinati, esplicitamente citati come esempi di progettualità vincente e di raggiunta capacità militare, incitando anche all’impiego degli esplosivi ed al ricorso alle armi da fuoco. In sostanza il documento poteva essere considerato una sorta di consuntivo dell’attività dell’organizzazione informale anarchica ed era da ritenersi sicuramente autentico ed attribuibile ai gruppi riunitisi nel cartello della “Federazione Anarchica Informale”.
  • il documento intitolato “A radio periodici e siti di movimento”, recapitato alla già citata Radio Black Out di Torino successivamente agli attentati avvenuti presso l’università Bocconi di Milano ed il CIE di Gradisca di Isonzo, ove si evidenziava per la prima volta la sigla “Sorelle in Armi/FAI Nucleo Mauricio Morales”. L’elaborato era composto da due allegati: il primo intitolato “Messaggio in bottiglia” ed il secondo costituito da parte del già richiamato “Chi siamo – lettera aperta al movimento anarchico ed antiautoritario”. Anche lo scritto in questione appariva chiaramente destinato ad un circuito “interno”; in particolare dalla lettura del “Messaggio in bottiglia” si evinceva come gli autori:sostenessero di essere un «gruppo alle prime armi» che dopo “lunghe discussioni” aveva scelto di aderire al progetto della FAI informale.
  • il documento intitolato “Non dite che siamo pochi – Comunicato FAI/Fronte Rivoluzionario Internazionale”, pubblicato il giorno 1.8.2011 sul sito informa-azione.org, con il quale i gruppi anarchici fondatori del sodalizio eversivo (FAI/Cooperativa artigiana fuoco e affini (occasionalmente spettacolare)/Fronte Rivoluzionario Internazionale e FAI/Brigata 20 luglio/Fronte Rivoluzionario Internazionale) partecipano al dibattito sulla internazionalizzazione della lotta e sulla costituzione di un fronte informale internazionale avviato nel mese di novembre 2010 dalla formazione greca “Cospirazione delle Cellule di Fuoco”.
  • Il testo, formulando considerazioni sulle esperienze passate e sui passi in avanti del “nuovo insurrezionalismo”, quale movimento «in continua evoluzione», effettua un’analisi del modello organizzativo informale che, basandosi sul concetto di «comunicazione attraverso l’azione», intraprende la «lotta armata quale forma di realizzazione della propria esistenza per raggiungere “l’anarchia”ed abbattere l’attuale sistema di potere». Fra l’altro, gli estensori rivendicano, «a nome delle compagne “FAI/Sorelle in armi nucleo Mauricio Morales/Fronte Rivoluzionario Internazionale», i pacchi bomba del marzo 2011, cioè gli attentati terroristici avvenuti in Svizzera presso gli uffici della Swissnuclear (Federazione dell’industria nucleare elvetica), nonché in Grecia presso il carcere di Korydallos ad Atene.

METODI DI FINANZIAMENTO

 

 

Il Comitato di Sicurezza Finanziaria istituito presso il MEF conduce, sin dal 2001, un’intensa attività per individuare e prosciugare le fonti di finanziamento del terrorismo internazionale. Il tema è stato ampiamente trattato nel Primo Rapporto sul terrorismo jihadista del 2013 (Fondazione Icsa), mentre è stato sinora trascurato il finanziamento dell’eversione e del terrorismo interni, verosimilmente per la minor pericolosità attualmente attribuita a tale minaccia. Eppure anche i  gruppi eversivi di matrice interna hanno avuto ed hanno l’esigenza di reperire le risorse necessarie al sostentamento delle rispettive strutture.

Il finanziamento dell’eversione di destra

L’eversione di destra ha spaziato indifferentemente dai reati patrimoniali, rapine in particolare, al traffico degli stupefacenti, ed in questi settori hanno continuato a delinquere molti dei fuoriusciti da formazioni quali i NAR o Terza Posizione, a riprova della minor consistenza delle motivazioni ideologiche che avevano animato la loro militanza. All’atto dell’arresto dei noti fratelli Fioravanti, il gruppo si stava accingendo ad effettuare anche dei sequestri di persona a scopo di estorsione, organizzati con la complicità di militanti veneti di Ordine Nuovo e di rapinatori comuni. Clamorosa è infine l’evoluzione criminal-affaristica dell’esponente dei NAR Massimo Carminati, attorno al quale ruotava la magmatica organizzazione definita “Mafia Capitale”, che abbinava caratteristiche squisitamente criminali ad estese capacità di corruzione e di condizionamento dell’economia e della Pubblica Amministrazione.

Nell’ambito della sinistra eversiva, il ricorso a furti e rapine per autofinanziamento è stato invece sempre ammantato da motivazioni ideali, e spesso rivendicato come riappropriazione di beni sottratti al proletariato. Sia i gruppi di matrice autonoma, sia le BR, le consideravano peraltro azioni politico-militari a tutti gli effetti, utilizzate anche per mettere alla prova la determinazione e l’affidabilità dei militanti. Di certo entrambi gli obiettivi, politici e di finanziamento, aveva conseguito il sequestro dell’assessore campano Cirillo del 1981, il cui riscatto assicurò alle BR una prolungata autosufficienza. Malgrado le ingenti disponibilità economiche, la vita dei brigatisti “regolari” (gli unici stipendiati) era infatti spartana, e le spese sostenute per l’Organizzazione venivano rigorosamente documentate e verificate.

Quali siano oggi i cespiti che consentono agli eredi di queste diversificate esperienze di sostentarsi, è quindi un aspetto di notevole interesse.

 

 

Attività e risorse dei centri sociali di matrice marxista-leninista

Le fonti di finanziamento note dei centri sociali di matrice marxista-leninista, e di alcuni di matrice anarchica, sono costituite da diversificate iniziative, che vanno dallo svolgimento di concerti ad attività commerciali, quali la vendita di prodotti alimentari ed artigianali all’interno degli immobili, spesso occupati o concessi a titolo gratuito da Pubbliche Amministrazioni. Un’ulteriore e non secondaria fonte di disponibilità finanziaria, deriva poi da una serie di cooperative, le quali gestiscono fondi di Enti Pubblici per progetti di carattere sociale. Tali cooperative, pur rispettando il fine non lucrativo e non producendo formalmente utili, utilizzano come dipendenti o prestatori d’opera numerosi militanti degli stessi centri sociali, alle cui strutture si appoggiano.

Ne costituiscono un’esemplificazione:

  • Caracol Cooperativa, con sede in Marghera Piazza Radaelli n. 11 e unità locale, sempre in Marghera, in via Fratelli Bandiera n. 45 (che corrisponde alla sede del Centro Sociale Rivolta), risulta aver svolto, con il Comune di Venezia:
  1. Il progetto “Mila e Mila 2”; [1]
  2. Il programma “Emergenza inverno”[2].

Con il Comune di Mogliano Veneto (TV), la Cooperativa ha integrato una serie di servizi del Municipio con l’attività relativa a “Il servizio per i nuovi cittadini[3]”.

  • Cooperativa “Tele Radio City”, con sede in Padova Vicolo Pontecorvo n. 1/a e con unità locale in Marghera, via Fratelli Bandiera n. 45. Tale cooperativa si identifica nell’emittente radiofonica Radio Sherwood di Padova. Accanto all’attività primaria di diffusione di programmi radiofonici e all’organizzazione dell’annuale festa di Radio Sherwood, la cooperativa ha gestito svariate iniziative in collaborazione con enti pubblici.
  • Cooperativa “Graficom a.r.l.”., con sede in Padova in via Tiziano Aspetti n. 207. La cooperativa opera prevalentemente nel campo della grafica, della stampa, della produzione video e audio, della litografia, del trasporto di cose per conto terzi e delle pulizie.

Il 21.06.2008 il quotidiano “La Nuova Venezia” pubblicava un resoconto delle spese per consulenze esterne del Comune di Mogliano Veneto nell’anno 2006, dal quale risultava che 228,355,985€ erano stati versati alla Cooperativa Sociale “Caracol” Onlus, con sede in Venezia-Marghera, via Fratelli Bandiera n. 45, presso il Centro Sociale “Rivolta”, per attività svolte per conto dei Servizi Sociali del Comune di Mogliano nell’ambito del cosiddetto Progetto Sportello Arcobaleno di assistenza ai cittadini extracomunitari. Ed in effetti, i bilanci di queste cooperative non sono certo trascurabili, ammontando a diverse centinaia di migliaia di euro le sole retribuzioni dei dipendenti, che si identificano appunto in esponenti degli stessi centri sociali.

Fonti di finanziamento dei gruppi anarco-insurrezionalisti

Anche le più recenti attività investigative confermano invece come i cosiddetti gruppi di affinità anarco-insurrezionalisti continuino a ricorrere sistematicamente ai reati patrimoniali; e questo sia per il reperimento di denaro, sia di materiali utili al confezionamento degli ordigni. Il reperimento illecito di componenti pur in libera vendita si prefigge infatti di impedire la possibile identificazione degli acquirenti attraverso indagini merceologiche. Ed infatti, tra il materiale trafugato in negozi e private dimore, figurano ad esempio caffettiere, cavi elettrici, interruttori, pentole a pressione, batterie etc..

Illuminante è poi un documento diffuso nel novembre 2009 dagli anarchici genovesi, a seguito dell’arresto di un militante pisano, Leonardo Landi, ricercato per rapina, che offre una chiave di lettura autentica in materia:

«I primi di Novembre vengono fermati a Ventimiglia Leo ed Irene, Irene viene rilasciata dopo un giorno con una denuncia per favoreggiamento, Leo viene arrestato dopo mesi di latitanza. Da qui ne esce una stravagante campagna mediatica, nella quale vengono date false notizie atte a creare il caso da schiaffare sul giornale. Leo viene definito come un pericoloso terrorista, quando l’unico reato che gli viene contestato è rapina.

Siamo stati vicini a Leo quando, un anno fa, decise di seguire il suo istinto, varcando la soglia per percorrere strade sconosciute, rifiutando così una carcerazione preventiva. L’operazione “ardesia”, chiamata così dai ROS, vede indagate alcune persone per associazione sovversiva con finalità eversive, sostenendo che la rapina di Lucca fosse finalizzata al recupero di denaro per finanziare attività a scopo sovversivo. Siamo vicini a loro, indifferentemente se colpevoli o innocenti. Quello su cui vorremmo si riflettesse è il significato di “rapina”: di chi rapina e di chi viene rapinato. Dobbiamo assistere impotenti a sfratti e sgomberi da parte di banche, strozzini e simili, perché stretti nel giogo di mutui sempre più alti. Per molti il furto e la rapina diventano un mezzo necessario per riappropriarsi di beni che sempre più ci vengono negati, che siano soldi in un ufficio postale, o il pane al supermercato (ormai valutato come l’oro). Non fermiamoci solo a questo, ma riappropriamoci di tutto quello che ci è stato tolto, o che abbiamo perso, o quello di cui abbiamo bisogno.

Invitiamo a riflettere su chi sono i rapinatori, i terroristi: il benessere, le piccole sicurezze delle vostre vite, hanno origine da rapine e stragi in paesi neanche così lontani se non addirittura in questo, la vostra indignazione è ipocrisia, la vostra indifferenza è complicità. Riprendiamoci tutto quello che ci viene negato, per vivere e non sopravvivere».

Significativi sono infatti, da un lato, l’aperta rivendicazione della legittimità politica di quella che viene definita riappropriazione di beni; dall’altro, il tentativo di ridurre la rapina contestata ad un’iniziativa individuale, per esorcizzare la paventata accusa di associazione sovversiva.

Anche i saccheggi di negozi e supermercati nel corso di manifestazioni, previo travisamento degli autori, rientrano in questa logica ed in questa strategia, presentata quale reazione spontanea all’ingiustizia sociale, ma in realtà frutto di accurata pianificazione e del tentativo di coinvolgimento delle componenti meno radicali. Del resto, allo stesso modo venivano “giustificati” i cosiddetti espropri proletari degli anni Settanta ad opera dell’Autonomia Operaia Organizzata.

 

 

CONCLUSIONI

 

Le molteplici attività investigative, seppur l’attenzione a possibili rigurgiti delle altre frange non debba essere trascurata, hanno confermato una prioritaria ed attuale pericolosità della matrice anarcoinsurrezionalista. Malgrado le precauzioni e le dissimulazioni adottate, sono stati infatti individuati numerosi esponenti di spicco di questa componente, sia quali protagonisti del dibattito interno clandestino, sia quali autori di specifici attentati; ne è stata documentata anche l’estrema mobilità sul territorio nazionale ed all’estero, in collegamento con gruppi greci e spagnoli in primis. In particolare, un’indagine della Procura della Repubblica di Perugia, ha identificato organizzatori ed esecutori materiali della campagna contro obiettivi italiani e stranieri del dicembre 2011 (Ambasciata greca a Parigi, Deutsche Bank di Francoforte, Direttore Generale di Equitalia a Roma). Allo stesso gruppo è stata anche attribuita la campagna terroristica rivendicata con la sigla Nucleo Morales – Sorelle in Armi, contro il Centro di Identificazione ed Espulsione di Gradisca d’Isonzo e l’Università Bocconi di Milano del 15/16 dicembre 2009.

La contestualità degli attentati a mezzo pacchi bomba con un tentativo di evasione dal carcere di Tebe degli anarchici detenuti, nonché con l’attentato dinamitardo ai danni dell’Istituto culturale italiano di Città del Messico, ha riprovato l’esistenza e l’operatività di un’organizzazione transnazionale, mentre le attività tecniche hanno documentato la preparazione dell’acronimo FAI/FRI (Federazione Anarchica Informale – Fronte Rivoluzionario Internazionale), utilizzato per le rivendicazioni, accompagnato dal logo delle 5 frecce (5 continenti) delle Cellule di Fuoco greche, con cui la componente italiana si rapportava. Il simbolo è stato utilizzato anche per la rivendicazione del ferimento dell’Ing. Roberto Adinolfi, dirigente dell’Ansaldo Nucleare di Genova (7 maggio 2012), ad opera di una cellula non a caso denominatasi Olga (Ikonomidou), nome di un’esponente greca della Cospirazione delle Cellule di Fuoco che, a sua volta, intratteneva una fitta corrispondenza con uno degli italiani arrestati nell’operazione perugina, sul bilancio della rispettive azioni del dicembre 2011.

Nello stesso tempo, la parcellizzazione delle indagini tra diverse Procure Antiterrorismo; la difficoltà di definire la competenza giudiziaria su strutture reticolari, non certo rigidamente e territorialmente compartimentate come le colonne delle BR; la differenziata valutazione dei fatti e delle responsabilità da parte delle AG interessate, hanno reso ancor più difficoltosi alle Forze di Polizia una visione unitaria ed un contrasto omogeneo del fenomeno, evidenziando ancora una volta la prospettata esigenza di una Procura Nazionale Antiterrorismo con competenze investigative, e non di solo coordinamento, come il legislatore ha timidamente decretato. L’esecuzione di misure cautelari ed il deposito di atti investigativi da cui emerge l’individuazione ed il deferimento di altri esponenti non ancora perseguiti, ha verosimilmente suggerito una momentanea sospensione delle “campagne”; anche se la componente movimentista è rimasta attiva contro le Grandi Opere, ed in particolare nel sabotaggio dell’Alta Velocità. A fronte della stasi operativa della FAI/FRI, si sarebbe comunque intensificato il dibattito, volto a rilanciare la progettualità di lotta, ricompattando l’area sulla solidarietà rivoluzionaria nei confronti dei compagni detenuti. Il sostegno ai prigionieri potrebbe tradursi in “Azioni Dirette distruttive”, accompagnate o meno, secondo posizioni e valutazioni tuttora differenziate, dalle relative rivendicazioni. In questo contesto si colloca il progetto editoriale “Croce Nera Anarchica”, avviato su iniziativa di anarchici detenuti, tra i quali gli autori dell’attentato Adinolfi, Alfredo Cospito e Nicola Gai.

E in ogni caso verosimile che obiettivi privilegiati rimangano quelli del comparto repressivo, del dominio tecnologico, dell’antimilitarismo e delle “nocività”.

La solidarietà ai compagni prigionieri rappresenta il principale collante anche a livello internazionale. Nel corso del 2014 sono stati diffusi in rete almeno 40 comunicati di rivendicazione di azioni compiute in 14 Paesi dell’Europa e dell’America Latina, dedicate per la maggior parte ai militanti detenuti. In particolare, spicca la campagna della Cospirazione Delle Cellule Di Fuoco greche, il cui documento d’esordio, intitolato “Progetto fenice-libertà per gli anarchici della prassi incarcerati in Italia, conteneva una significativa dedica ad Alfredo Cospito e Nicola Gai. Il Progetto Fenice, inquadrato nell’ambito della FAI/FRI e volto a sollecitare la lotta contro il carcerario e la repressione, si è esteso ad altri Paesi, totalizzando sinora 17 azioni, la prima delle quali contro la direttrice del carcere Koridallos di Atene (all. 3).  

Soprattutto di estrazione anarchica, nazionale e straniera, erano ancora le centinaia di giovani che hanno dato vita alle devastazioni del Primo maggio a Milano, con l’obiettivo dichiarato della distruzione di beni pubblici e privati. La tattica e gli strumenti utilizzati non sono peraltro dissimili da quelli adottati nelle precedenti scadenze capitoline, vale a dire il mascheramento prima dell’azione e la mimetizzazione successiva all’interno della massa dei manifestanti. L’assenza di contestuali azioni clandestine, confermerebbe infine l’attuale fase di cautela e di dibattito delle diverse componenti tuttora attive sul territorio nazionale.

 

 

 

 

ALLEGATO 1

 

 

DATA, LUOGO, TIPOLOGIA ORDIGNO, OBIETTIVO/CAMPAGNA E SIGLA/AUTORI RIVENDICAZIONE DELL’ATTIVITÀ EVERSIVA – Periodo 1999-2003

 

DATA LUOGO TIPOLOGIA ORDIGNO OBIETTIVO/CAMPAGNA SIGLA/AUTORI RIVENDICAZIONE
26.10.1999

 

Milano,

Stazione Carabinieri Milano

Musocco

 

Plico contenente custodia per videocassetta VHS, al cui interno si trovava un ordigno esplosivo

 

Solidarietà al detenuto anarchico greco Nikos Maziotis ed ai detenuti anarchici italiani.

 

Solidarietà Internazionale

 

27.10.1999

 

Milano,

Ente Nazionale Ellenico per il turismo

 

Ordigno esplosivo rudimentale occultato in una fioriera

 

Solidarietà al detenuto anarchico greco Nikos Maziotis ed ai detenuti anarchici italiani (stesso di cui sopra).

 

Solidarietà Internazionale

 

28.6.2000

 

Milano,

Basilica di S. Ambrogio

 

Ordigno esplosivo rudimentale composto da due bottiglie in plastica contenenti benzina, busta contenente clorato di potassio, timer – due bulbi da flash – occultato nella cripta

 

Solidarietà ai detenuti anarchici detenuti in Spagna e sottoposti al regime del F.I.E.S., richiesta di chiusura del F.I.E.S. con minaccia di nuovi attentati

 

Solidarietà Internazionale

 

18.12.2000 Milano

Duomo

 

Ordigno esplosivo rudimentale composto da Kg.1 di polvere da cava

innescato da un detonatore collegato

ad un timer

 

Solidarietà ai detenuti anarchici detenuti in Spagna e sottoposti al regime del F.I.E.S., richiesta di chiusura del F.I.E.S. con minaccia di nuovi attentati

 

Solidarietà Internazionale

 

16.07.2001 Genova

Stazione CC di San Fruttuoso

 

Plico contenente portafoglio da donna al cui interno si trovava un ordigno esplosivo

 

Vertice G8 – “Rappresentanti del potere statale, dello sfruttamento economico dell’uomo e della natura, del controllo militare del territorio”. Veniva richiamata “Solidarietà Internazionale”ed espressa solidarietà ai detenuti spagnoli sottoposti a F.I.E.S. Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (Occasionalmente Spettacolare)

 

18.07.2001 Segrate (MI)

Mediaset – Emilio Fede

 

Plico incendiario

 

Stessa rivendicazione di cui sopra. Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (Occasionalmente Spettacolare)

 

18.07.2001 Ponzano Veneto

(TV)

Benetton – Gilberto Benetton

Plico incendiario – contenente un libro

 

Stessa rivendicazione di cui sopra.

 

Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (Occasionalmente Spettacolare)

 

18.07.2001 Bologna

Polizia di Stato – avvisata con

lettera anonima

 

Ordigno esplosivo rudimentale composto da pentola a pressione riempita con fertilizzante e bomboletta di gas da campeggio – innesco a strappo con polvere nera. Nascosto in bauletto bicicletta. Stessa rivendicazione di cui sopra.

 

Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (Occasionalmente Spettacolare)

 

21.07.2001 Milano

Centro Sociale Leoncavallo

Plico contenente un simulacro di ordigno

 

Scritto diffamatorio.

 

Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (Occasionalmente Spettacolare)
23.07.2001 Genova

Prefetto – Antonio Di Giovine

Plico incendiario Stessa rivendicazione di cui sopra.

 

Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (Occasionalmente Spettacolare)

 

25.07.2001 Barcellona

(Spagna)

Sede del sindacato CATAC

(Sezione Lavoratori dei Centri

Penitenziari)

Plico incendiario Documento di rivendicazione.

 

Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (Occasionalmente Spettacolare)

 

26.2.2002

lio

 

Roma

Palazzo del Viminale

 

Ordigno rudimentale composto verosimilmente da circa 4 Kg di polvere pirica attivata da una corta miccia Contro la “repressione”viene ricordato Carlo Giuliani

 

Brigata XX Luglio
9.12.2002

 

Genova

Questura

 

2 ordigni rudimentali collocati nei cestini dei rifiuti- trappola del doppio

ordigno

 

Per colpire la “repressione” a seguito della morte di Carlo Giuliani Brigata 20 Luglio

 

12.12.2002

 

Barcellona

(Spagna)

Redazione del quotidiano “El

Pais”

 

Plico esplosivo proveniente dall’Italia

(Milano)

 

Contro i F.I.E.S. e solidarietà ai detenuti anarchici

 

CCCCC-Cellule contro il Capitale, le Carceri, i Carcerieri e le loro Celle
13.12.2002

 

Roma

Compagnia Aerea Iberia

 

Plico contenente un libro esplosivo Contro i F.I.E.S. e solidarietà ai detenuti anarchici

 

CCCCC-Cellule contro il Capitale, le Carceri, i Carcerieri e le loro Celle
14.12.2002

 

 

Malpensa (VA) Rinvenimento plico indirizzato

alla sede della Compagnia

Aerea Iberia di Milano

Plico contenente un libro esplosivo Contro i F.I.E.S. e solidarietà ai detenuti anarchici

 

CCCCC-Cellule contro il Capitale, le Carceri, i Carcerieri e le loro Celle
16.12.2002

 

Fiumicino (RM) –

Roma Rinvenimento plico indirizzato alla sede della Compagnia Aerea Iberia di Roma – Pacco bomba a “bassa esplosività”uffici sede

RAI

Plichi esplosivi Contro i F.I.E.S. e solidarietà ai detenuti anarchici

 

CCCCC-Cellule contro il Capitale, le Carceri, i Carcerieri e le loro Celle
17.6.2003

 

Roma

Istituto scolastico spagnolo Cervantes

 

Ordigno esplosivo artigianale contenuto in una pentola a pressione, unitamente a dei bulloni, con innesco azionato da un “timer”, verosimilmente ad azione meccanica

 

Contro i F.I.E.S. e solidarietà ai detenuti anarchici

 

CCCCC-Cellule contro il Capitale, le Carceri, i Carcerieri e le loro Celle
7.10.2003

 

Roma

Compagnia Aerea Iberia

 

Ordigno esplosivo artigianale contenuto in una pentola a pressione, unitamente a dei bulloni, con innesco azionato da un “timer”,

verosimilmente ad azione meccanica

Contro i F.I.E.S. e solidarietà ai detenuti anarchici

 

Cellule Armate per la Solidarietà Internazionale .

 

 

 

 

 


ALLEGATO 2

 

DATA, LUOGO, TIPOLOGIA ORDIGNO, OBIETTIVO/CAMPAGNA E SIGLA/AUTORI/RIVENDICAZIONE DELL’ATTIVITÀ EVERSIVA – Periodo 2003-2013 – AZIONI FEDERAZIONE ANARCHICA INFORMALE (F.A.I.)

 

DATA LUOGO TIPOLOGIA ORDIGNO OBIETTIVO/CAMPAGNE SIGLA/AUTORI RIVENDICAZIONE
21.12.2003

 

Bologna

 

Esplosione di ordigni collocati in due cassonetti della nettezza urbana situati vicino all’abitazione dell’allora Presidente della Commissione Europea Romano Prodi. Politiche dell’Unione Europea FAI/Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (occasionalmente spettacolare)
27.12.2003

 

Bologna

 

Esplosione di un pacco bomba, confezionato in un libro, recapitato all’abitazione del Prof. Prodi. Indirizzato alla signora Flavia Franzoni, risulta spedito il 22 dicembre da Bologna e reca come mittente il “Circolo Dozza” (inesistente, ma con chiaro riferimento al nome del carcere locale). Politiche dell’Unione Europea FAI/Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (occasionalmente spettacolare)

 

29.12.2003 –

5.1.2004

Francoforte (D)

L’Aja (NL)

Bruxelles (B)

Manchester (UK

6 plichi bomba, spediti da Bologna, inviati a Istituzioni e Rappresentanti dell’Unione Europea. Politiche dell’Unione Europea Attribuibili alla FAI/Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (occasionalmente spettacolare)
29.3.2004 Genova Sturla

Attentato dinamitardo contro la caserma P.S. “Ilardi”

.

Due ordigni esplosivi artigianali Attività repressiva dello Stato

Adesione campagna Santa Claus – contro UE – FF.OO.

 

FAI/Brigata 20 luglio
1.4.2004 Roma Pacchi bomba indirizzati a Giovanni Tinebra e Sebastiano Ardita, rispet-tivamente Direttore e funzionario del DAP (Dipartimento degli Affari Peni-tenziari), intercettati nell’ufficio postale di via Arcelli e disinnescati dagli artificieri Attività repressiva dello Stato FAI/Cellule Armate per la Solidarietà Internazionale
15.10.2004 Capralba

(CR)

Azione dimostrativa contro un allevamento di visoni. Istanze di carattere animalista FAI/RivoltAnimale
30.10.2004

 

Milano Attentato dinamitardo contro un’agenzia interinale della Manpower. Politiche legate al mondo del lavoro FAI/Cellule Insorgenti Metropolitane
8.11.2004 Milano Attentato dinamitardo contro un’agenzia interinale della Adecco. Politiche legate al mondo del lavoro FAI/Cellule Insorgenti Metropolitane
8.11.2004 Milano – Carcere di S. Vittore 2 azioni esplosive contro l’istituto di pena Attività repressiva dello Stato FAI/Solidarietà Internazionale
10.11.2004

11.11.2004

Torino

Napoli – Poggioreale

Palmi (RC)

 

Lettere di minaccia ai Direttori degli Istituti penitenziari.

 

 

Attività repressiva dello Stato FAI/Solidarietà Internazionale
10.12.2004

11.12.2004

Roma Pacchi bomba alla Segreteria Generale del Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria e all’Associazione Nazionale Carabinieri. Attività repressiva dello Stato FAI/Cellule Armate per la Solidarietà Internazionale
1.3.2005 Genova

Milano

Azioni esplosive contro le Stazioni CC Genova-Prà e Genova-Voltri e il Comando CC Regione Lombardia.

Due ordigni esplosivi artigianali per ogni caserma

 

Attività repressiva dello Stato

Operazione Viva Villa”– Campagna contro il carcere e la repressione.

 

FAI/Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (occasionalmente spettacolare)

FAI/Brigata 20 luglio

7.3.2005 Ostia – RM Attentato dinamitardo ai danni del Tribunale di Ostia. Attività repressiva dello Stato FAI/Nucleo Rivoluzionario “Horst Fantazzini”
24.5.2005 Modena Pacco bomba, disinnescato, indirizzato a Daniele Giovanardi, presidente della Confraternita della Misericordia, l’associazione che si occupa dell’assistenza sanitaria e logistica nel locale CPT. Attività repressiva dello Stato / CPT Narodnaja Volja /

FAI

24.5.2005 Torino Busta esplosiva recapitata alla sezione della polizia municipale di San Salvario, che ha causato il leggero ferimento di alcuni agenti Attività repressiva dello Stato/ Campagna a sostegno degli immigrati

e di lotta contro i C.P.T.

 

Narodnaja Volja /FAI
26.5.2005 Lecce Pacco bomba, disinnescato, indirizzato al questore di Lecce. Attività repressiva dello Stato / Campagna a sostegno degli immigratie di lotta contro i C.P.T.

 

Narodnaja Volja /FAI
 

24.10.2005

 

 

Parma

R.I.S. dei Carabinieri

 

Due ordigni esplosivi artigianali Operazione Parchi Puliti”in adesione alla campagna della FAI/Narodnaja

Volja – contro la repressione e C.P.T.

 

Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (Occasionalmente

Spettacolare)/FAI

 

3.11.2005 Parma Ordigno esplosivo, disinnescato, nei pressi del comando del RIS. Un altro ordigno, indicato nel volantino di rivendicazione, non è stato rinvenuto. Attività repressiva dello Stato / CPT Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (Occasionalmente Spettacolare)/FAI
3.11.2005 Bologna Plico esplosivo, disinnescato, indirizzato al sindaco di Bologna. Attività repressiva dello Stato / Seconda Fase “Operazione Parchi Puliti” in adesione alla campagna della FAI/

Narodnaja Volja – contro la

repressione e C.P.T.

 

Coop. Artigiana Fuoco e Affini (occasionalmente spettacolare) – FAI
2.6.2006 Fossano (CN) Attentato dinamitardo (due esplosioni in successione) ai danni della Scuola Allievi CC di Fossano. Attività repressiva dello Stato

Operazione FAI da te”contro la repressione

 

R.A.T./F.A.I.

(Rivolta Anonima e Tremenda/Federa-zione Anarchica Informale)

4.7.2006 Torino Plico esplosivo, confezionato in un libro, indirizzato a Giuseppe Fossati, direttore del quotidiano “Torino Cronaca”. CPT F.A.I./ R.A.T.

 

6.7.2006 Torino Plico esplosivo, disinnescato, confezionato in un libro indirizzato alla ditta edile COEMA (coinvolta nella ristrutturazione del locale CPT). Seconda Fase “Operazione FAI da te”contro i C.P.T.

 

F.A.I./ R.A.T.

 

7.7.2006 Torino Plico esplosivo, disinnescato, confezionato in un libro indirizzato al sindaco di Torino. Seconda Fase “Operazione FAI da te”contro i C.P.T.

 

F.A.I./ R.A.T.

 

5.3.2007 Torino Attentato dinamitardo (tre esplosioni in successione), verificatosi nel quartiere Crocetta. Terza Fase “Operazione FAI da te” contro i C.P.T – Diffusione del Documento

intitolato “Quattro Anni

 

RAT (Rivolta Anonima Tremenda) /FAI
9.3.2007 Spoleto Azione incendiaria contro il quadro elettrico ENEL di pertinenza del cantiere edile “Impresa Costruzioni Zaffini”.

Nel volantino di rivendicazione si cita anche un’azione di “avvelenamento”di prodotti alimentari all’interno della COOP di Spoleto, non riscontrata dai successivi controlli dei NAS.

Ambiente

 

COOP/FAI – Contro Ogni Ordine Politico
26.6.2007 Torino Volantino pervenuto alla redazione de “La Repubblica”, contenente minacce contro la ditta edile COEMA, il sindaco di Torino e quell’Amministrazione Comunale. CPT F.A.I./ R.A.T.

 

20.8.2007 Perugia Busta contenente due proiettili cal.38 ed un volantino, indirizzata al Presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti. Ambiente

 

COOP/FAI – Contro Ogni Ordine Politico
15.12.2009 Gradisca d’Isonzo (GO) Pacco bomba, confezionato in un portafoglio, recapitato al locale Centro di Identificazione e Espulsione ed esploso sulla scrivania del direttore senza provocare danni alla persona. Operazione “Eat de Rich” contro la repressione ed i C.I.E.

 

Sorelle in armi –

Nucleo Mauricio Morales /FAI

 

16.12.2009 Milano – Università Bocconi Esplosione di un ordigno dinamitardo all’interno dell’Università Bocconi, rivendicata con un volantino recapitato alle redazioni milanesi di alcuni quotidiani. CIE

 

Sorelle in armi –

FAI/ Nucleo

Mauricio Morales

27.3.2010 Milano Pacco bomba, confezionato in un portafoglio, indirizzato alla sede della Lega Nord di via Bellerio ed esploso in maniera accidentale presso il centro di smistamento postale di piazzale Lugano, provocando il ferimento di un impiegato. Operazione “Eat the Rich” contro la repressione ed i C.I.E

 

Sorelle in armi –

FAI/ Nucleo

Mauricio Morales

20.4.2010 Roma Pacco bomba indirizzato alla Stazione Carabinieri Roma Gianicolense, intercettato presso il Centro meccanografico postale di Roma Fiumicino. Il plico risulta confezionato all’interno di una borsa porta-trucco contenente una miscela collegata ad un innesco a strappo. Attività repressiva dello Stato – Operazione “Città Sicure

FAI/Cellula Rivoluzionaria Lambros Fountas

 

 

 

 

 

23.12.2010 Roma Pacco bomba recapitato all’Ambasciata della Svizzera. L’esplosione ha causato il ferimento di un addetto alla sede diplomatica Repressione/ Solidarietà internazionale ai detenuti

 

FAI/Cellula Rivoluzionaria Lambros Fountas

23.12.2010 Roma Pacco bomba recapitato all’Ambasciata del Cile. L’esplosione ha causato il ferimento di un addetto alla sede diplomatica. Repressione/ Solidarietà internazionale ai detenuti

FAI/Cellula Rivoluzionaria Lambros Fountas

 

 

 

24.12.2010 Roma Pacco bomba recapitato all’Amba-sciata di Grecia, disinnescato. Repressione/ Solidarietà internazionale ai detenuti

 

FAI/Cellula Rivoluzionaria Lambros Fountas

31.3.2011 Livorno

 

Ordigno esplosivo occultato all’interno di una busta “pluriball” formato “A5”(dimensioni cm.13×18) di colore giallo, indirizzata al Capo di Stato Maggiore del citato Reparto. La busta,

regolarmente affrancata, priva di mittente e sprovvista di annullo postale, conteneva un congegno innescatosi ed esploso all’apertura del plico operata dal Tenente Colonnello Alessandro Albamonte, Capo di Stato Maggiore della Brigata che riporterà delle lesioni permanenti gravissime

Antimilitarismo

 

FAI – Rete Internazionale

(FAI/Sorelle in Armi – Nucleo Mauricio Morales)

 

31.3.2011 Olten

(CH)

 

 

Pacco bomba, recapitato alla sede della Swissnuclear (federazione elvetica dei gestori d’energia nucleare). L’esplosione ha provocato il ferimento lieve di due impiegate. Ambiente

 

FAI – Rete Internazionale

(FAI/Sorelle in Armi – Nucleo Mauricio Morales)

31.3.2011 Atene

(GR)

Pacco bomba, recapitato presso il carcere di massima sicurezza Korydallos. L’ordigno, indirizzato al Direttore dell’istituto penitenziario, scoperto grazie ai dispositivi di rilevazione, è stato disinnescato. Repressione/ Solidarietà internazionale ai detenuti

FAI – Rete Internazionale

(FAI/Sorelle in Armi – Nucleo Mauricio Morales)

 

7.12.2011 Francoforte

(D)

 

Pacco bomba destinato a Josef Ackermann, Presidente di Deutsche Bank, intercettato e disinnescato. Plico esplosivo indirizzato al dr.Josef Ackermann, Amministratore Delegato dellaDeutsche Bank, costituito da una classica busta Mail Lite Gold formato “A5”(dimensioni cm.

13×18), al cui interno era stato collocato un portapenne – con zip – contenente della polvere pirica che avrebbe dovuto incendiarsi all’apertura mediante l’attivazione di un rudimentale sistema a “strappo”. Il congegno veniva realizzato con una molletta in legno che avrebbe dovuto chiudere il semplice circuito elettrico costituito da una lampadina da auto che fungeva da innesco della polvere pirica, collegata ad una batteria da 9 volt.

 

Poteri economico-finanziari’

 

Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale (FAI/FRI) – Cellula Free Eat e Billy

 

9.12.2011 Roma

 

 

Pacco bomba recapitato presso la sede Equitalia di Via Millevoi. L’ordigno, indirizzato al Direttore Generale della società, è esploso, provocando il ferimento ad una mano e al volto del destinatario. Poteri economico-finanziari’

 

Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale (FAI/FRI) – Cellula Free Eat e Billy

 

12.12.2011 Parigi

(F)

Pacco bomba indirizzato all’Ambasciatore greco a Parigi, scoperto e fatto brillare. Il plico, disinnescato dagli artificieri prima che esplodesse, era composto da un astuccio di colore rosa, una batteria di 9 volt, una molletta con puntine, un pezzo di plastica per isolare, una lampadina di autovettura da 12 volt, dei cavi elettrici e della sostanza esplosiva

 

Poteri economico-finanziari’/

Solidarietà internazionale ai detenuti

 

Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale (FAI/FRI) – Cellula Free Eat e Billy

 

22.12.2011 Frascati (RM) Azione incendiaria contro una filiale della Banca Popolare di Sondrio e azione vandalica ai danni di una filiale della Deutsche Bank (danneggiate le vetrate con oggetti contundenti).

‘Poteri economico-finanziari’/

Ambiente

 

 

Federazione Anarchica Informale/ Individualità Sovversive Anticivilizzazione

8.3.2012 Roma Esplosione di un ordigno (confezionato con una pentola a pressione), posto davanti ad una filiale della Banca Monti dei Paschi di Siena.

 

Poteri economico-finanziari’

 

Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale Nucleo Antisociale

15.3.2012 Frascati (RM) Azione incendiaria ai danni di un punto Enel Green Power. Ambiente

 

Federazione Anarchica Informale/ Fronte Rivoluzionario Internazionale Individualità Sovversive Anticivilizzazione

7.5.2012 Genova Ferito, in un agguato armato, Roberto Adinolfi, A.D. di Ansaldo Nucleare S.p.A Ambiente

 

Nucleo Olga

Federazione Anarchica Informale/

Fronte Rivoluzionario Internazionale

19.7.2012 Frascati (RM) Azioni incendiarie contro una filiale della Banca di Roma Unicredit e contro un’agenzia della Banca Nazionale del Lavoro. Poteri economico-finanziari’/

Ambiente

 

Fronte Rivoluzionario Internazionale

Federazione Anarchica Informale

Individualità Sovversive Anticivilizzazione

FAI IRF

9.4.2013 Torino Plico bomba indirizzato al quotidiano “La Stampa”. L’ordigno, scoperto, non è esploso.

 

Repressione

 

Federazione Anarchica Informale / Fronte Rivoluzionario Internazionale

Cellula Damiano Bolano

9.4.2013 Brescia Plico bomba indirizzato all’agenzia investigativa Europol. L’ordigno, scoperto, non è esploso.

 

Repressione

 

Federazione Anarchica Informale / Fronte Rivoluzionario Internazionale

Cellula Damiano Bolano

 

 

 

ALLEGATO 3

 

PROGETTO FENICE

 

CAMPAGNA, DATA, LUOGO, AZIONI E SIGLA/AUTORI/RIVENDICAZIONE DELL’ATTIVITÀ EVERSIVA –– Periodo 2013-2015

 

CAMPAGNA DATA LUOGO AZIONI SIGLA
Atto 1 7.6.2013 Atene

(Grecia)

Attentato dinamitardo ai danni dell’autovettura della direttrice del carcere ateniese di Korydallos. L’esplosione ha distrutto completamente il veicolo e danneggiato gli edifici vicini, provocando anche il leggero ferimento di una persona. Cospirazione delle Cellule di Fuoco FAI/FRI –

Bande di Coscienza FAI/FRI –

Cellula Sole-Baleno

Atto 2 12.6.2013 Argos

(Grecia)

Azione esplosiva ai danni dell’autovettura di un agente penitenziario del carcere di Nafplio. Federazione Anarchica Informale (FAI) – Cospirazione Internazionale per la Vendetta
Atto 3 26.6.2013 Giacarta

(Indonesia)

Attentato incendiario ai danni del Media Hotel & Tower – ex Hotel Sheraton. Unità Rabbia – Cospirazione Internazionale per la Vendetta/ FAI-FRI
Atto 4  

3.7.2013

 

Kryoneri

(Grecia)

Plico esplosivo inviato a Dimitris Korianopoulos, ex direttore del Servizio Antiterrorismo della Polizia greca. Il pacco, in giacenza in un ufficio postale di Kryoneri, si è incendiato dopo esser caduto accidentalmente in terra. Federazione Anarchica Informale

Fronte Rivoluzionario Internazionale

Commando Mauricio Morales

Atto 5 24.8.2013 Sudimar San Balikpapan

(Indonesia)

Attentato incendiario ai danni di una scuola di polizia. Cospirazione Internazionale per la Vendetta/ FAI-FRI

Cellula per la Libertà di Mandylas e Tsavdaridis

Atto 6

 

“Mangia i giudici”

1.9.2013 Cholargos-Attica

(Grecia)

Pacco bomba inviato presso l’abitazione di Dimitris Mokas, giudice inquirente impegnato in inchieste concernenti la CCF. All’atto dell’apertura del plico postale, si è sprigionata una fiammata che non ha causato feriti. Cospirazione delle Cellule di Fuoco –

FAI/FRI

Cellula Ryo

Atto 7 2.10.2013 Brjansk

(Russia)

Attentato incendiario ai danni di una segheria situata in una riserva di caccia. ELF/FAI

Commando Nestor Makhno

 

Atto 8

 

16.11.2013 Santiago

del Cile

(Cile)

Azione esplosiva ai danni della sede di un consiglio elettorale. Cellula “Lunga vita a Ilya Romanov”
Atto 9

 

18.11.2013

e

21.12.2013

Toluca (Messico) Attentati con ordigni esplosivi ai danni di una chiesa e due banche.

 

Fronte Anticivilizzazione del Fronte di Liberazione della Terra

Affine alla Federazione Anarchica Informale

(FA/FLT/FAI)

Atto 10

 

9.1.2014 Giava

(Indonesia)

Fatto esplodere il bancomat di un istituto bancario. Cellula Sebastian O. Seguel

Cospirazione Internazionale per la Vendetta

Federazione Anarchica Informale

Atto 11 8.4.2014

e

24.4.2014

Berlino

(Germania)

Azioni incendiarie ai danni di autovetture della polizia municipale, di un istituto di vigilanza e di una diplomatica greca. Cellula Autonoma “Christos Kassamis”
Atto 12 16.4.2014/

8.5.2014

Donggala,

Madiun,

Semerang,

Manado,

Ternate,

Ambon (Indonesia)

Azioni incendiarie ai danni di sedi elettorali e della compagnia elettrica nazionale. Cospirazione Internazionale per la Vendetta (ICR)

Federazione Anarchica Informale (FAI)

Fronte Rivoluzionario Internazionale (IRF)

Atto 13 7.5.2014 “Da qualche parte in Italia” Fallito attentato incendiario ai danni di un distributore di benzina. Tagliati i tubi di erogazione del carburante. Danneggiati (un mese prima) alcuni bancomat. Cospirazione del Fuoco Nero –FAI-FRI
Atto 14 10.6.2014 Bristol (UK) Attentato incendiario ai danni di 7 ripetitori telefonici della compagnia O2. Alta Tensione FAI/ELF

 

Atto 1

Progetto Fenice 2015

“Distruggiamo la Repressione”

26.3.2015 Olomuc (Repubblica Ceca) Azione incendiaria ai danni di un’autovettura della polizia. FAI/IRF Cellula poesia del fuoco
Atto 2

Progetto Fenice 2015

“Distruggiamo la Repressione”

6.4.2015

 

Atene (GR)

 

 

Attentato incendiario ai danni degli uffici della Microsoft.

 

 

 

 

Anarchia combattiva

(FAI/FRI) Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale

Progetto Fenice 2015

“Per la liberazione umana, animale e della terra”

 

7.4.2015 Cile Attentato con ordigno incendiario ai danni di un’azienda di allevamento e macellazione della carne.

 

Cellula Anarchica di attacco incendiario “Fuoco e Coscienza”

Federazione Anarchia Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale-Cile

 


 

EVERSIONE, ANARCHIA INSURREZIONALE

E FORME DI ANTAGONISMO SOCIALE IN ITALIA

 

 

Indice

 

Introduzione                                                                                                                       pg 1

L’attività dei gruppi di estrema destra                                                                             …3

Antagonismo ed eversione di matrice marxista-leninista                                    …4

Il fronte antagonista e contestatario                                                                                 …7

L’anarchia insurrezionale                                                                                                 ..14

Gruppi di affinità ed organizzazione informale                                                                   ..14

Il progetto eversivo, la lotta armata e l’azione diretta                                                         ..16

Il “doppio livello”                                                                                                                ..17

La vocazione all’internazionalismo                                                                                      ..17

 

Metodi di finanziamento                                                                                                    ..25

Il finanziamento dell’eversione di destra                                                                             ..25

Attività e risorse dei centri sociali di matrice marxista-leninista                                          ..26

Fonti di finanziamento dei gruppi anarco-insurrezionalisti                                                  ..27

 

Conclusioni                                                                                                                         ..28

 

Allegati                                                                                                                                ..31

 

 

 

[1] Intervento per la gestione e la successiva chiusura dei campi profughi di Zelarino e San Giuliano.

[2] Programma di intervento e pronta assistenza per i cittadini senza fissa dimora (che venivano alloggiati presso il CS Rivolta che ha dato la disponibilità di 15/18 posti letto).

[3] Una serie di servizi e progetti per i cittadini stranieri residenti a Mogliano Veneto.

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